Mercatone Uno, presa la banda

Undici arresti di polizia e carabinieri per l’assalto armato Sono sinti e sono accusati anche di altri colpi. Uno a Giovo


di Mara Deimichei


TRENTO. Mezza giornata. Tanto bastava per partire dal Veneto o dalla Lombardia, raggiungere l’obbiettivo, mettere a segno il colpo e tornare a casa. Organizzata e veloce, queste le caratteristiche principali dell’organizzazione composta da sinti che è stata azzerata da un’operazione congiunta di carabinieri e polizia. Indagini partite dopo l’assalto al Mercato Uno di San Michele del 14 gennaio e che hanno portato all’arresto di 11 persone che sono accusate anche di altri colpi. Contro di loro anche l’accusa di associazione a delinquere.

L’auto «galeotta». A tradire i rapinatori è stata un’auto, una Renault Scenic che hanno usato per lasciare il Trentino dopo aver abbandonato la Croma (rubata) con la quale erano andati al Mercatone Uno. La macchina, intestata a Dania Lovas, 33 anni residente in via Bronzetti, è stata intercettata dalle telecamere di alcuni negozi ed è stato il primo indizio per ricostruire, la rete dei contatti della donna. Ci sono state poi le intercettazioni e i lavori sulle celle telefoniche che hanno permesso di capire chi era dove. E poi le osservazioni e i pedinamenti, insomma una messe da informazione che hanno portato poi all’ordinanza di custodia cautelare.

Il Mercatone Uno. In base ai dati raccolti, sarebbero stati i due trentini (Lovas e Denis Brajdic) a segnalare al gruppo la possibilità di rapinare la gioielleria. Pochissimo tempo e il colpo era fatto. Ad entrare nel negozio sarebbero stati lo stesso Denis assieme a Antonio Brajdic (26enne milanese) e Eddy Gashi (21enne padovano) assieme ad una quarta persona non ancora identificata. La Lovas avrebbe fornito l’appartamento di via Bronzetti dove i rapinatori si sarebbero fermati un paio d’ore dopo il colpo, mentre altri supporti logistici sarebbero arrivati da Luciano Sandro e Claudio Brajdic, il primo padovano, il secondo milanese. La fuga poi a bordo della Scenic, intercettata dalle telecamere di alcuni negozi e poi in A22.

La tela di rapporti. Polizia e carabinieri (ha collaborato anche la sottosezione autostradale della Stradale) hanno pazientemente ricostruito la tela dei rapporti e hanno anche scoperto, nel corso delle indagini, che il sodalizio era pronto a mettere a segno una rapina ai danni di un rappresentante di gioielli dopo la fiera di Parma di inizio marzo. Ad entrare in azione Antonio Brajdic (54 anni padovano assieme all’omonimo Valentino (24enne milanese) e Jimmi Luca, 26enne ai domiciliari, con tanto di braccialetto elettronico a Treviso) e Paolo Hudorovic (40enne di Verona). Rapina che è stata sventata.

I colpi trentini. Secondo le accuse Luciano Sandro, e Denis Brajdic con l’apporto logistico di Lovas, avrebbero messo a segno il furto delle slot machine al circolo tennis di San Pio X mentre Antonio e Valentino Brajdic, padre e figlio, sono accusati della rapina da 140 mila euro ai danni di due rappresentanti di gioielli a Maso Franch nel novembre 2011.

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