Medicina, c’è l’accordo:  Trento guida, i prof a Padova 

La facoltà contesa. Ieri dopo le 21 raggiunta l’intesa tra i rettori degli atenei. Unitn avrà il coordinamento della scuola, il Bo quello della parte clinica, e quindi delle commissioni


Ubaldo Cordellini


Trento. Alla fine è arrivato l’accordo. Dopo una riunione fiume a Padova tra il rettore di Trento Paolo Collini e quello veneto Rosario Rizzuto, ieri alle 21,30 è stato trovato il compromesso per la nuova scuola di medicina.

Sarà costituita dalle Università di Trento, Padova e Verona. L’accordo sarà firmato tra martedì e mercoledì prossimi a Trento davanti al presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. Non è stato facile, anche per le bordate che Padova e Trento, anche a livelli alti, si sono scambiate in queste settimane. Ma alla fine il risultato che il governatore voleva l’ha ottenuto: da ottobre partirà il corso di medicina con il primo anno da un lato e il quinto e il sesto anno dall’altro. In questo modo, Trento potrà sperare di avere i primi medici specializzati in Trentino tra cinque o sei anni al massimo. Padova e Verona, poi, nel giro di qualche anno, lasceranno da sola Trento ad occuparsi di tutta la scuola. Dopo resterà il tempo di vedere se ci sono vincitori e vinti, con Unitn che ha raggiunto un obiettivo, ma Padova che occupa un posto molto importante in tutto il progetto.

Trento coordina la scuola

L’accordo, come detto, è frutto di un compromesso. L’Università di Trento ha ottenuto, come chiedeva fin dall’inizio, il ruolo di coordinamento di tutta la scuola di medicina. Ma Padova, invece, avrà il coordinamento della parte clinica. Si tratta di un risultato di non poco conto, se si tiene conto che i concorsi per l’assunzione dei professori saranno giudicati da commissioni scelte proprio da Padova. Un obiettivo che i veneti hanno giustificato con la necessità di avere professori di medicina con molta esperienza che possano valutare i futuri docenti della scuola. All’inizio i nuovi docenti saranno 18, ma a regime ne serviranno 60. E qui entra in gioco anche Verona che continuerà ad occuparsi della scuola delle professioni sanitarie e fornirà i docenti necessari per arrivare al primo contingente di 18 che Padova non potrà fornire. Anche gli studenti iscritti al primo anno saranno 60.

Quinto e sesto anno

Discorso diverso per gli studenti del quinto e del sesto anno. Il rettore Collini aveva spiegato più volte che non era permesso attivare contemporaneamente il primo, il quinto e il sesto anno. E l’accordo ha aggirato questo scoglio prevedendo che giovani studenti trentini iscritti a medicina a Verona o a Padova possano svolgere il tirocinio clinico in Trentino, presso i reparti dell’Azienda sanitaria provinciale e con la supervisione dei primari locali, nel rispetto del Decreto Calabria. Poi, discuteranno la tesi nelle università di origine, ma dopo aver fatto il percorso clinico in Trentino. In questo modo, si conta che si iscrivano alle scuole di specializzazione che saranno attivate e poi restino, almeno in un numero di 15 o 20 all’anno a regime, a lavorare in provincia.

I costi

Il costo calcolato dai tecnici per i soli docenti è di 3 milioni e 800 mila euro all’anno. Soldi che, secondo la Provincia rientreranno innanzitutto evitando si spendere fondi per cercare di attirare medici da fuori. La spesa sarebbe più bassa di quanto preventivato perché si conta che alcuni docenti clinici possano essere gli attuali primari dell’Azienda sanitaria che hanno i titoli per poter insegnare all’Università. Sono già pagati dalla Provincia e per loro piazza Dante spenderebbe in più solo l’indennità di docenza dell’11% dello stipendio. Da considerare poi i costi per le strutture, il personale non docente e i laboratori. Ma il conto che fa la Provincia è quello di avere una forza lavoro di 60 tirocinandi da poter far lavorare nei vari reparti già dal prossimo anno accademico. Tirocinandi che nel giro di un paio d’anni diventerebbero specializzandi e potrebbero dare un apporto decisivo per tutta la sanità trentina.













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