Matrimonio in bilico: raro se dura oltre i 15 anni

Gli esperti al convegno dell’Alfid: servono capacità professionali per mediare nella separazione tra padri e madri. E i conflitti ricadono sempre sui figli


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Grande affluenza di professionisti (avvocati e politici, assistenti sociali e psicologi) ma anche di semplici cittadini (oltre 200 persone ieri in sala) per il convegno “Legami e Legacci” organizzato dall’Associazione laica famiglie in difficoltà (Alfid di cui quest’anno ricorre il trentesimo della fondazione) nella sala della Fondazione Bruno Kessler, non sarà una prova, ma certamente è un serio indizio. Il matrimonio, cioè, come istituzione, in Trentino (e non solo) è in forte e progressiva crisi. Abbiamo già fornito i numeri: il più eclatante è che più di tre matrimoni su dieci si scioglie. Durata media: meno di quindici anni. Con quanto ne consegue sul piano delle separazioni con lacerazioni, conflitti, cause legali e, se ci sono figli, forti ripercussioni psicologiche su di loro. Altri dati significativi su un opuscolo di 40 pagine molto snello scritto dall’Associazione stessa.

Il convegno si è articolato su quattro analisi e modalità di riflessione da angolazioni diverse. Ha aperto Sandra Dorigotti, presidente dell’Alfid, che sintetizzato i punti qualificanti dell’associazione: l’essere termometro delle trasformazioni della società e differenze che si stanno moltiplicando, la mediazione come lavoro di ascolto e di confronto dei coniugi e dei figli, il rapporto costruttivo e trasparente con l’ente pubblico che sostiene finanziariamente l’attività.

«L’aver per primi riconosciuto già 30 anni fa il bisogno della società di avere un organismo che sapesse mediare nei conflitti famigliari – ha sostenuto l’assessore provinciale Ugo Rossi – è il primo grande merito dell’Alfid». Il secondo consiste nell’essere stato e nell’essere anche in futuro un partner con capacità di fare rete con altri organismi sociali. Il terzo merito è aver costruito concettualmente e praticare con sempre maggiore capacità professionali la mediazione in una società in evoluzione – ha detto – «in cui dove ci sono figli comunque c’è famiglia».

Dagli aspetti organizzativi e politici a quelli della sfera più squisitamente psicologica che contraddistingue questa “selva” di separazioni e divorzi. L’analisi è stata della psichiatra e psicoterapeuta Simona Taccani, direttore del Centro Ricerca Psicoterapeuta (CeRP), una delle scuole di specializzazioni post laurea più prestigiose.

“Legami di coppia, incastri e processi di cambiamento” era il tema che, sinteticamente, secondo la psichiatra, trova la sua sintesi nella propensione dell’individuo di cercare nella sua vita forti legami che, una volta, trovati e stretti, con volontà conscia o inconscia si cerca di sciogliere.Infine, per l’aspetto giuridico (“Tra interessi e diritti:la mediazione come approccio laico al conflitto”), l’analisi di un uomo molto conosciuto a Trento e altrettanto rigoroso: Tino Palestra, già presidente del Tribunale dal 1994 al 2009 ed ora direttore della sezione penale a Bergamo.

Molto amara la sua conclusione: «La chiusura di un conflitto tra coniugi nei termini di puro diritto rischia di essere la premessa di un dopo vissuto male dal perdente ma anche dallo stesso vincitore. Con le conseguenze sul piano e sull’importanza degli affetti».

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