L’idea: «Ex Poste, Itas e Sardagna, perché non farci un museo?»

Un turista particolarmente motivato che nella prossima primavera si ponesse l’obbiettivo di una visita delle strade e piazze di Trento, con una guida alla mano, troverebbe a sua disposizione...


di Vincenzo Calì


TRENTO. Un turista particolarmente motivato che nella prossima primavera si ponesse l’obbiettivo di una visita delle strade e piazze di Trento, con una guida alla mano, troverebbe a sua disposizione i testi del Cesarini Sforza, del Pranzelores, del Gorfer, dai quali trarrebbe più d’uno stimolo a percorrere gli antichi quartieri. Immaginiamo che il nostro visitatore scelga come via d’accesso corso Tre novembre, e si porti dal mitico ponte del cavalleggeri all’area ex-S.Chiara , trovandola non luogo brulicante di vita come descritto nelle guide, ma desolatamente vuoto e sempre più frequentato da persone senza fissa dimora, ora che la Facoltà di Lettere ha traslocato in altra sede. Proseguendo per via Mazzini e svoltando a destra, attirato dalle caratteristiche casette dietro le mura delle Androne, il visitatore si troverebbe presto, traversata piazzetta Garzetti, a impattare con l’edificio abbandonato delle poste di Trento e con i palazzi contigui, Sardagna e Itas, destinati presto a subire la stessa sorte. Come sottolineato nella recente intervista dall’architetto Michelangelo Lupo, l’ uomo di cultura che forse più di ogni altro ha avuto a cuore negli anni recenti la salvaguardia delle bellezze artistiche di Trento, il desolante quadro di abbandono in cui versa uno degli angoli più suggestivi e artisticamente interessanti della vecchia Trento, è ancor più accentuato dalla presenza, nella piazza antistante i citati edifici, delle imponenti case in legno del mercato. Il quartiere intero potrebbe rivivere, come suggerisce Lupo, solo a condizione di trasformare in appartamenti per residenti il palazzo Itas, aprire attività commerciali al piano terra delle ex poste, utilizzare i piani superiori del palazzo stesso vista la sua centralissima collocazione. Sull’utilizzo, perché non pensare, con il concorso di privati, alla realizzazione di un Museo che racconti la storia viva della città? Si potrà mai parlare di vera vocazione turistica di una capitale alpina come Trento senza che questa sia dotata di un civico biglietto da visita ? Si dirà che sono tempi di vacche magre, ma è bene ricordare, come si è spesso fatto, che nemmeno l’eruzione vulcanica di portata planetaria di due secoli fa , che portò alla carestia ( l’an de la fam) impedì ai censiti benestanti di Trento di contribuire alla realizzazione del Teatro Sociale. Se poi al malcapitato turista venisse in mente di proseguire il cammino fra strade e piazzette fino a giungere in piazza della Mostra, più che attratto dalla bellezza del Buonconsiglio sarà portato a pensare ad un viaggio a ritroso nel tempo, agli anni sessanta, quelli delle piazze trasformate in parcheggi per auto e degli edifici storici usati come luoghi di precario rifugio.













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