«Io, trentina col velo per l’Italia non esisto»

La storia di Munira, nata a Cles da genitori siriani, che chiede invano la cittadinanza italiana: «Me la negano per un problema burocratico, ma io parlo persino il dialetto»


di Jacopo Tomasi


TRENTO. Quando il carabiniere le ha posto la domanda di rito - "Perché vuole diventare cittadina italiana?" -, Munira non sapeva proprio cosa rispondere. "Perché io sono italiana", ha detto col sorriso gentile che le illumina sempre il viso. Munira Vauall, infatti, è nata a Cles il 31 agosto del 1994 da genitori siriani. Da quel momento ha sempre vissuto in Trentino, a Tuenno, e al compimento del 18° anno di età, nell'agosto dell'anno scorso, ha presentato al Comune la richiesta per ottenere la cittadinanza italiana. Pensava fosse una semplice formalità, invece è stato l'inizio di una vicenda a tratti grottesca. Gli uffici comunali, infatti, hanno risposto "no". Motivo? Nell'arco dei 18 anni vissuti in Trentino, Munira si è trasferita in Siria per tre mesi, nel 2002, con tutta la famiglia, per stare vicino al nonno ammalato. In quel periodo è stato effettuato il censimento e Munira non è risultata residente in Trentino. Per questo "buco" di 90 giorni, in base alle norme vigenti, non c'è la continuità necessaria per concedere la cittadinanza.

Davanti al primo ostacolo, Munira e la sua famiglia non si sono dati per vinti e nel gennaio di quest'anno hanno avanzato un'ulteriore richiesta - questa volta al commissariato del governo - in virtù della residenza continuativa in Trentino da 10 anni (2003-2013). Anche se in realtà Munira vive in Val di Non da sempre. Questa procedura, però, è molto lunga. Se tutto va bene, ci vorranno almeno 4 anni per ottenere il via libera. Così, grazie al sostegno di alcuni professori del liceo Russell di Cles e della preside Tiziana Rossi, assieme alla richiesta di cittadinanza Munira ha consegnato anche una lettera nella quale chiedeva di accelerare i tempi, vista la sua situazione particolare frutto di un cavillo burocratico. Ma anche questa volta la risposta è stata negativa e Munira per avere la cittadinanza italiana dovrà aspettare almeno fino al 2017, quando avrà 23 anni. Ventitrè anni vissuti in un Paese che non la riconosce. "Sono nata in Italia, ho sempre vissuto in Italia, quando vado in vacanza all'estero sento il bisogno di tornare a casa e so che è qui la mia casa", afferma Munira. "Il fatto che non sia stata accettata la richiesta di cittadinanza mi ha fatto sentire rifiutata, discriminata", aggiunge con voce serena, senza rancore. "Alla fine dei conti io so di essere italiana - prosegue - a mancare è solo un foglio di carta. Però, purtroppo, questo foglio di carta in certi casi può fare la differenza". Quanto possa significare quel "foglio di carta", Munira se n'è resa conto a febbraio di quest'anno. "La scuola aveva organizzato un viaggio d'istruzione in Marocco e io ero entusiasta di andarci con tutti i miei compagni", racconta. "Poi mio papà mi ha consigliato di verificare che non ci potessero essere problemi alla frontiera, essendo io cittadina siriana ed alla luce dei rapporti difficili a causa del conflitto in Siria". La scuola ha interpellato l'ufficio passaporti della Questura, consolati, ministero degli esteri e l'unica risposta è stata: "sconsigliamo il viaggio". Risultato: Munira, nata a Cles ma senza cittadinanza italiana, è rimasta a casa mentre i suoi compagni partivano per il Marocco. "Purtroppo - spiega con un pizzico di delusione - ho toccato con mano cosa voglia dire essere discriminati. Mi sento italiana e vorrei gli stessi diritti degli altri. Il mio sogno è quello di fare l'Università, poi trovare un lavoro e non vorrei che per questa storia della cittadinanza potesse venirmi precluso qualcosa". Tra le altre cose, durante il "test" al commissariato del governo, hanno anche verificato la conoscenza dell'italiano. Munira sorride. "Lo so meglio di alcuni miei compagni di classe, che nelle prove di grammatica prendevano 4 e io 10. Poi - dice scherzosa - sono volontaria del 118 e quindi ho imparato anche noneso e solandro. Più trentina di così". Ma per la legge - come altri ragazzi in diverse parti del Paese - questa "brava figlia" non è ancora riconosciuta dalla "madre patria".

In questo periodo la famiglia Vauall, residente a Tuenno, non è preoccupata solamente per la questione della cittadinanza italiana di Munira. A tenere in ansia è la guerra scoppiata in Siria. "I miei genitori - racconta Munira - sono originari proprio di Aleppo, fino a qualche anno fa andavano alcune settimane in vacanza d'estate perché tutti i parenti sono là. Ora non ci andiamo più perché la situazione è davvero terribile. Qualche settimana fa un mio cugino, militare nell'esercito, è stato ammazzato perché si era rifiutato di sparare. In futuro - prosegue Munira - spero di poterci tornare perché sento di avere delle radici in quel Paese, anche se la mia casa è il Trentino e quando sono là al mare, sento la nostalgia delle montagne che qui mi danno la sensazione di proteggermi".

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