uffici pubblici

In ufficio partono le denunce fra colleghi

Prime “soffiate” fra dipendenti pubblici (incoraggiate dall’Anticorruzione) seguite da procedimenti disciplinari e penali


di Andrea Selva


TRENTO. Guai a chiamarli “corvi”, “talpe”, “spie” oppure “infami”. Ma poiché in italiano non esiste una parola per definire un dipendente pubblico che si prende la briga di segnalare che qualcosa in ufficio non va (e il fatto che questa parola non esista vorrà pur dire qualcosa...) abbiamo preso a prestito il termine dall’inglese: “whistleblower”, cioè la persona che soffia in un fischietto. Di “soffiata” in realtà si parla anche in Italia, sebbene con una certa connotazione negativa, proprio come quando citiamo di “corvi” e “talpe”.

Soffiate ce ne sono state anche in Trentino, grazie alle nuove norme anti corruzione che introducono qualche forma di tutela per chi segnala che un collega non fa il proprio dovere. Insomma i “whistleblowers”, che nelle normative si chiamano proprio così. Pochi, ma buoni, dato che partendo da queste segnalazioni sono stati avviati procedimenti disciplinari interni e procedimenti penali, che sono tuttora in corso.

Sono state le stesse amministrazioni pubbliche a fornire i dati, all’interno delle relazioni annuali dei responsabili interni anti corruzione previste dalle normative. A guardare i numeri, sembrerebbe che in azienda sanitaria ci siano problemi superiori che altrove, ma in realtà parliamo dell’istituzione che ha il maggior numero di dipendenti (circa 8 mila) e soprattutto ha fatto grandi sforzi in termini di trasparenza, comportamento dei dipendenti e legalità, tanto che sul sito internet c’è anche una sezione con domande e risposte sulla prevenzione della corruzione.

L’obiettivo è che non si verifichi quello che è accaduto a Sanremo, dove i colleghi timbravano il cartellino l’un altro (per poi andare a spasso) senza che nessuno avesse niente da ridire: «Se non lo facevamo ci guardavano storto».

Il dipendente comunale di Trento che ha denunciato un collega per assenteismo, invece, non ha guardato in faccia nessuno: è partita la segnalazione e ora - in attesa che il tribunale decida se è stato commesso il reato di truffa ai danni dell’ente pubblico - il dipendente assenteista è già stato sospeso dal lavoro senza stipendio per dieci giorni.

Anche in Provincia una segnalazione interna e sette segnalazioni esterne hanno avviato alcuni procedimenti penali, tanto che il responsabile anti corruzione - l’avvocato Nicolò Pedrazzoli - conferma che per lo più si è trattato di segnalazioni basate su qualche fondamento.

L’azienda sanitaria oltre alle segnalazioni interne (cinque) ha reso pubblici anche i procedimenti penali avviati nei confronti dei dipendenti. Non c’entra niente con la corruzione, ma è stato riportato anche il caso dei due medici di Rovereto che si sono presi a botte al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Carmine. C’è inoltre il caso di un uso privato dell’auto pubblica, dell’abuso di permessi per l’assistenza (previsti dalla legge 104) e anche il caso di furto di telefonino (che in realtà si è rivelato un incauto acquisto).

Ma c’è ancora molto da fare - come spieghiamo nel pezzo accanto - sul fronte della riservatezza che dovrebbe essere garantita a chi presenta una segnalazione interna: nessuna fra le nostre amministrazioni si è ancora dotata di un sistema informatico per presentare denunce interne con la garanzia dell’anonimato.













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