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Dopo 100 anni una donna a capo dei farmacisti

Tiziana Dal Lago: «Reastiamo un punto di riferimento nel momento del bisogno»


Daniele Peretti


TRENTO. L’Ordine dei Farmacisti del Trentino festeggia il proprio centenario di fondazione con la prima donna della sua storia eletta alla presidenza: Tiziana Dal Lago. Nella storia, dopo l’Apothekecammer dell’Impero Austroungarico, i primi documenti risalgono al 1923, con la denominazione di Albo Provvisorio della Venezia Tridentina: da allora, nessuna donna era stata eletta ai vertici dell’ordine professionale nonostantesi trattasse da sempre di un’attività tendenzialmente femminile. «È vero, anche nell’Ordine trentino sono iscritte 450 donne su un totale di 600» afferma.

Una caratteristica confermata anche nell’impatto con i clienti?

Quando ho iniziato a lavorare, spesso gli uomini entravano e togliendosi il cappello mi chiedevano “Ghelo il dotor ?” e quando gli dicevo che potevano parlare con me non ne erano felici. Ma se da una parte c’era questa diffidenza, dall’altra avevamo l’empatia. Prima di tutto con le donne, ma anche con i bambini; oggi invece di differenze rispetto a un collega maschio ne sono rimaste poche.

Dopo il diploma al Liceo Scientifico Galileo Galilei, la laurea in farmacia all’Università di Pavia. Perché la scelta di questa facoltà?

Mi affascinava una professione non solo a contatto con la gente, ma anche la possibilità di trasformare una consuetudine in un punto di riferimento.

Per anni si andava più volentieri in farmacia piuttosto che dal proprio medico, è ancora così?

Direi che quell’abitudine si è trasformata nel ruolo della farmacia, che dev’essere il primo punto di contatto dove si parla dei propri problemi. Il farmacista deve avere anche la capacità di convincere ad andare da un medico se i farmaci generici non bastano.

Altri ruoli?

Due principali. Quello dell’aderenza alla terapia che vuol dire stabilire un rapporto di fiducia con l’ammalato cronico che nel tempo smette di assumerla. Parliamo del 40% degli ammalati cronici che nel tempo o si dimenticano o smettono volontariamente di prendere le medicine. Il secondo ruolo, non meno importante, è quello della Riconciliazione Terapeutica per evitare la sovrapposizione di farmaci molto frequente con gli integratori. È evidente come siano ruoli utili solo se si stabilisce un rapporto fiduciario.

C’è differenza tra farmacia di paese e di città?

Esiste ed è anche molto marcata. Specialmente quando si parla di servizi o dei rapporti con gli anziani. In città è diverso il contesto, che porta la farmacia ad avere un ruolo meno importante.

Prima di diventare presidentessa dell’Ordine, la sua attività professionale è stata?

Vent’anni di collaboratrice di farmacia prima in Bolghera e poi da De Battaglia in piazza Pasi. Altrettanti alla Unifarm ed adesso faccio la consulente.

In Unifarm di cosa si occupava?

Facevo parte del gruppo che si occupava del supporto tecnico giuridico e dell’assistenza integrativa come lo sono i parafarmaci o la distribuzione dei pannoloni, settori nei quali sono rimasta come consulente esterna.

I problemi della professione quali possono essere?

Uno comune a tutte le altre professioni sanitarie: la mancanza di personale. L’introduzione del numero chiuso è stato un grandissimo errore anche perché non si è mai considerato il futuro, cioè i pensionamenti ed oggi a mancare è proprio il ricambio generazionale. Poi la gestione della pandemia ha stressato la professione e molti colleghi hanno deciso di cambiare lavoro.

Con queste premesse, quella del farmacista è una professione che ha un futuro?

Non vedo cosa potrebbe sostituirci. Di certo ci saranno delle evoluzioni specialmente nell’erogazione di un sempre maggior numero di servizi, ma il nostro ruolo lo vedo insostituibile.

Allora parliamo di progetti.

Al primo posto metterei la formazione sia in presenza che online perché il farmacista deve conoscere non solo il mondo farmaceutico, ma anche para farmaceutico. Sarà fondamentale l'ampliamento dei servizi offerti, specialmente nelle farmacie rurali che dovranno essere messe in grado di fare i prelievi, gli elettrocardiogrammi per confermarsi il primo accesso sanitario. Un altro obiettivo che si vorrebbe raggiungere il prima possibile, è quello dell’autorizzazione a somministrare i vaccini antinfluenzali. Siamo l’unica regione italiana a non avere le farmacie autorizzate e sarebbe anche un modo per diminuire la pressione sui medici di base.

Invece le criticità?

Una burocrazia assurda il cui onere pesa sui titolari, ma anche sui direttori di farmacia. Poi le troppe scadenze differenziate che sono una moltitudine, si paga perfino la Siae. Ci troviamo in una situazione tipicamente italiana sulla quale si dovrebbe intervenire.

Che definizione darebbe alla sua professione?

Un esperto del farmaco in senso lato sia medicale che non. Un consulente sanitario che dev’essere un punto di riferimento nel momento del bisogno. Mi spiego. Ci sono due realtà che ci cercano frequentemente: gli anziani e bambini e genitori. Mentre la fascia intermedia entra in farmacia principalmente per le normali richieste e non per problematiche particolari.

 













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