Dimessa dall’ospedale: muore subito dopo 

Una donna di 77 anni era stata sottoposta a procedura di cardioversione. La famiglia ha presentato denuncia per omicidio colposo



TRENTO. Doveva sottoporsi con urgenza a una procedura di cardioversione elettrica all’ospedale Santa Chiara. Una procedura che serve a ripristinare il ritmo sinusale in una persona che soffre di aritmia. Una terapia elettrica che presenta qualche rischio e che, per questo motivo, di solito richiede la permanenza in ospedale per qualche ora, per verificare se vi siano delle conseguenze. Ma Giuseppina Franceschi, il 15 dicembre dell’anno scorso, venne dimessa due ore e mezzo dopo dal reparto di Pronto Soccorso e si è sentita male non appena arrivata a casa, in Primiero. Dalla centrale operativa del 118 è stato mandato l’elicottero di soccorso, ma per l’anziana non c’è stato nulla da fare. Sul caso Filippo Degasperi aveva già presentato un’interrogazione in Consiglio provinciale. Dopo indagini difensive certosine, l’avvocato Mario Giuliano ha presentato una denuncia per omicidio colposo, ma ipotizza anche che l’Azienda sanitaria abbia fatto eccessiva resistenza nel fornire tutto il materiale.

Alla signora Franceschi era stata prescritta la procedura di cardioversione elettrica dal reparto di cardiologia del Santa Chiara l’11 dicembre 2017. L’intervento doveva essere svolto al più presto. Per questo motivo la donna venne convocata al Santa Chiara il 15 dicembre 2017, 4 giorni dopo. Secondo quanto sostiene l’avvocato nella denuncia, le venne anche detto di portarsi una borsa con il necessario perché avrebbe dovuto passare la notte in ospedale. La donna arrivò al Santa Chiara insieme al marito, ma qui la coppia di anziani ebbe la prima sorpresa. Infatti, secondo il racconto dei gli, la donna era convinta di dover andare nel reparto di cardiologia per una procedura d’urgenza. Invece scoprì che la procedura cui doveva sottoporsi era stata classificata come programmata e che sarebbe stata eseguita al Pronto Soccorso.

Nella denuncia l’avvocato rileva la documentazione sull’elettrocardiogramma cui è stata sottoposta la signora alle 9 e 38 di quella mattina è lacunosa e imprecisa. E spiega che non gli è stato fornito alcun protocollo in vigore al Santa Chiara su quella procedura. Il legale è riuscito a procurarsene due in vigore in altri ospedali che prevedono di tenere il paziente a digiuno e a risposo per almeno sei ore e monitorarlo in telemetria e poi di fare un elettrocardiogramma all’entrata e uno al momento delle dimissioni, oltre alle analisi del sangue. Tutte precauzioni che, a dire dell’avvocato, non sarebbero state osservate, tanto che la donna è stata sottoposta a cardioversione alle 9 e 45 e poi dimessa alle 13. Le venne detto di proseguire la terapia per una settimana.

Ma alle 18 e 43, il marito chiamò il 118 dicendo che la signora Giuseppina, tornata nel frattempo a casa, aveva perso conoscenza. L’intervento dell’elicottero inviato da Trento e di due ambulanze sono stati inutili e la donna è morta poco dopo. L’avvocato allega anche le dichiarazioni della dottoressa della sala operativa che chiedeva di sapere per quale motivo la cardioversione fosse stata effettuata al Pronto Soccorso. A febbraio 2018, poi, il protocollo sarebbe stato aggiornato prevedendo la permanenza in ospedale per almeno 12 ore. (u.c.)













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