«Colpa dell’epidemia: le donne  rischiano di tornare a 50 anni fa» 

L’allarme. Lo lancia la presidente della Commissione Pari opportunità Taufer assieme all’ex assessora Ferrari  e ai rappresentanti delle famiglie: la Provincia deve intervenire con i congedi extra per le madri e i buoni di servizio


Ubaldo Cordellini


Trento. «La donna rischia di tornare indietro di cinquant'anni a causa dell'emergenza Coronavirus». È molto preoccupata Paola Taufer, presidente della Commissione Pari opportunità per le conseguenze che il prolungamento delle misure restrittive avranno sulle donne: «Il mancato ritorno a scuola e la riduzione delle attività dei centri estivi costringeranno molte donne a lasciare il lavoro. Il fatto è che nelle famiglie sono le donne a prendersi cura dei bambini e degli anziani. Già prima dell’emergenza le donne in Trentino avevano, in media, uno stipendio inferiore del 15% a quello degli uomini a parità di mansioni. Poi, molte di loro hanno dovuto prendere il part time proprio perché devono farsi carico della famiglia. Quando è scoppiata l'epidemia hanno cercato di prendere ferie e aspettative, ma adesso sta finendo tutto e così le coppie devono scegliere chi, tra moglie e marito, deve rinunciare al lavoro. In genere rinuncia chi guadagna di meno. Ed è quasi sempre la donna perché ha messo la famiglia davanti al lavoro. Per questo l'epidemia rischia di riportare la donna indietro di almeno 50 anni, al ruolo di massaia che si limita ad amministrare i soldi che porta a casa il marito, ma che non ha indipendenza economica».

La presidente delle Pari opportunità spiega che per ovviare a questa situazione la Provincia deve stanziare risorse: «C'è un forte bisogno di servizi per evitare un arretramento sociale enorme. Il problema è che mancano politiche a sostegno delle famiglie e questo accade perché le donne non vengono coinvolte nelle decisioni. Nella task force di cui si parla tanto, a livello nazionale e a livello provinciale, non ci sono donne. E sì che sarebbe fondamentale perché loro si occupano dei figli e sono loro che conoscono direttamente i problemi. Senza di loro è difficile decidere e trovare le soluzioni migliori».

A livello nazionale il nuovo Dpcm prevede la possibilità di raddoppiare da 15 a 30 giorni il congedo parentale speciale, con un aiuto economico pari al 50% dello stipendio, per chi ha figli con meno di 12 anni. Inoltre c’è la possibilità di detrarre dalle tasse i costi per i centri estivi. A livello provinciale si vuole introdurre il voucher per le baby sitter che, però, rischia di non essere sufficiente, dal momento che i soggetti accreditati in Trentino sono 1200, mille educatori di asilo nido e 200 tagesmutter, mentre i bambini che potrebbero averne bisogno sono almeno 6 mila.

Sara Ferrari, consigliera provinciale del Pd chiede che la Provincia sfrutti gli strumenti che già ci sono, come i buoni di servizio, per sostenere l'impegno delle donne: «Se vogliamo davvero un nuovo inizio, se vogliamo uscire da questa crisi con una società più forte e capace di affrontare nuove difficoltà, dobbiamo contare meglio sulle risorse umane che abbiamo. Valorizzare le competenze e le capacità delle donne trentine, riconoscere ancora più di prima il contributo della loro partecipazione al mercato del lavoro, che vuol dire non richiuderle in casa di nuovo, come un tempo, a sacrificare il proprio percorso professionale e l’apporto al bilancio familiare, solo perché non si mettono a disposizione soluzioni alternative nella cura dei figli. Il nostro sistema trentino di servizi educativi e conciliativi per l’infanzia è ricco di personale qualificato ad occuparsi di infanzia, bisogna che con urgenza siano messe in campo tutte le risposte possibili per offrire ai genitori soluzioni di libera scelta: bisogna che siano subito a disposizione i buoni di servizio provinciali con i quali si possano acquistare per ora almeno i servizi domiciliari di baby sitting, sommandoli al bonus nazionale per abbatterne i costi. Altrimenti chi prenderà ancora il congedo parentale, sacrificherà le ferie, continuerà a lavorare da casa gestendo anche i figli, o si vedrà compromesso il percorso professionale? Saranno ancora una volte le mamme. Ma quanta competitività perderemo come comunità? Quanti passi indietro torneremo a fare, invece che un nuovo inizio?».

Anche Paolo Holneider vicepresidente del Forum Famiglie chiede un maggior sostegno: «Non si è ragionato in termini di supporto alle famiglie. Ci vogliono interventi organici. I genitori lavorano entrambi perché sennò non è possibile mandare avanti la famiglia. Per questo è interesse della comunità sostenerli. Si devono trovare soluzioni e il Trentino è sempre stato all'avanguardia. Ora si faccia rete. Ci si organizzi, si allarghi lo strumento dei buoni di servizio. Solo così si potrà permettere a entrambi di genitori di tornare al lavoro in tranquillità. Altrimenti saranno proprio le donne a rischiare di più di restare a casa e non deve essere così».

Massimo Sebastiani, rappresentante in Trentino dell'Associazione Famiglie numerose propone di allargare alle donne l'integrazione salariale prevista in Trentino per i papà che prendono il congedo parentale fino a 6 mesi: «Noi chiediamo che alle famiglie vengano forniti strumenti e che si aprano due strade. Da una parte la strada dei servizi per chi non può o non vuole assentarsi dal lavoro: per queste famiglie ci devono essere i centri estivi aperti con tutte le misure di sicurezza. Per chi invece pensa di prendersi un periodo di aspettativa pensiamo che si potrebbe ampliare lo strumento provinciale dell'integrazione per i padri che prendono il congedo parentale. E’ prevista un'integrazione salariale la cui misura varia. Pensiamo che si dovrebbe allargare questo strumento anche alle madri che in questo modo eviterebbero di perdere il lavoro, potendo restare a casa per alcuni mesi. Le famiglie hanno bisogno di strumenti che possano permettere di assicurare la cura dei figli».













Scuola & Ricerca

In primo piano