Trento

Chiuso il Café de la paix. E l'Arci va all'attacco

La Malfa: «Ingressi, i circoli rispettino le regole. E il Comune controlli»



TRENTO. Del progetto iniziale ideato dal Forum Trentino per la Pace e Itea, rimane solo la volontà di non interrompere il percorso del Café de la Paix, ma certamente non sarà una ripresa a breve termine. Dopo la pausa estiva non è più stato riaperto e comunque ad ottobre data di scadenza dell'affiliazione, l' Arci non l'avrebbe rinnovata. Il presidente Andrea La Malfa: «Da parte nostra ci sono delle regole che vogliamo rispettate, come l'ingresso riservato ai soli soci con una tessera che non sia concessa pro forma. Per capirci non gratis o a prezzo simbolico, ma almeno dieci euro perché sia un'adesione consapevole. C'è l'obbligo dell'assemblea annuale e il locale dev'essere anche un luogo di promozione sociale e non solo artistica, come lo era il Cafè della Paix».

Scelte dettate forse dalla necessità di far quadrare il bilancio, ma il controllo a chi spetterebbe ? « Al Comune che non lo attua. Ci sono circoli o associazioni che una volta riconosciuto lo status, si limitano alla somministrazione. E' chiaro che se non ci sono verifiche la gestione finisce per fare quello che più le conviene ed alla fine hanno ragione quei commercianti che si lamentano».

Così l'idea nata nel 2011 e che dal 2014 è sempre stata affiliata Arci, accusa una complessa pausa di riflessione, anche perché si erano verificate delle serie problematiche di vicinato: «Certo - ammette La Malfa - non è facile fare attività se dalle finestre ti tirano piatti e bottiglie ed anche per questo erano due anni che la programmazione era di quelle calme. Tuttavia ci si trova in un contesto Itea che come tale porta con sè una serie di problematiche che dovranno essere prese in considerazione nel tracciare il futuro del locale».

Un progetto che puntava anche alla riqualificazione del Passaggio Teatro Osele: «Un altro problema. Si tratta di un passaggio privato che può essere gestito solo dalla proprietà che si trova in mezzo all'attuazione del progetto e alle esigenze dei suoi inquilini». A questo punto il progetto di riqualificazione si può considerare fallito? «Il destino di via Suffragio - prosegue il presidente dell’Arci - è strettamente legato a quello di piazza Mostra. La situazione attuale non è buona, la si deve affrontare nel suo complesso». Però dopo la fuga, le attività commerciali tornano in piazza. «Si, ma sono cittadini stranieri disposti ad attività a basso reddito rispetto alle ore di lavoro. Non mi sembra che possa essere la soluzione». Può essere il trasferimento? Possibile solo se si rinuncia all'impegno di riqualificazione di una zona che rischia di tornare a essere lasciata a se stessa. (d.p.)













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