Ateneo, brevetto da 1 milione di dollari 

L’offerta di un Fondo americano per la scoperta nel campo delle biotecnologie. Ma rischia di sfumare per i tempi lunghi



TRENTO. Un milione di dollari. È la cifra da capogiro che un fondo americano è pronto ad investire per acquisire un brevetto dell’Università di Trento nel campo delle biotecnologie. Un’offerta a sei zeri in grado di decidere le sorti di una ricerca costantemente alla caccia di finanziamenti, in un Paese che in ricerca investe ancora troppo poco (meglio fa il Trentino). Ma l’offerta - ha ammesso il rettore Paolo Collini ieri durante la sua audizione in commissione provinciale sulla manovra finanziaria - potrebbe sfumare per via dei tempi lunghi richiesti dalla legge per cedere i brevetti ai privati. Il fondo starebbe rinunciando all’affare.

«Spero che ci siano ancora margini», spiega il rettore, «i nostri ricercatori hanno sviluppato diverse scoperte in corso di brevettazione, le biotecnologie in particolare sono un settore molto vivace dove ci sono più investimenti. C’è l’idea di costituire una piccola startup che possa accompagnare lo sviluppo della scoperta e ci sono diversi investitori interessati. Il punto è che come istituzione pubblica non abbiamo molta libertà di agire, dobbiamo seguire delle procedure ad evidenza pubblica e questo rende le cose più lunghe e a volte gli investitori non hanno tempo di aspettare. Sono abituati a muoversi nel privato dove i contratti si chiudono anche in mezz’ora». Collini ha evidenziato come rispetto al 2017 il quadro delle risorse che la Provincia prevede di stanziare per l'università nel 2018 (76.960.000 euro per il funzionamento, 34.541.000 euro per la ricerca, 10.625.000 euro per il diritto allo studio, 500.000 euro per il piano di accumulo) garantisca la sostanziale stabilità dei finanziamenti. Rispondendo al presidente della commissione Mattia Civico sulla ricerca e il rapporto tra università e imprese, il rettore ha ricordato l'adesione dell'ateneo a Hit, l'hub promosso dalla Provincia per creare una filiera tra i principali poli della ricerca – ateneo, Fbk, Fem – e Trentino Sviluppo. «Non abbiamo invece ancora risultati – ha ammesso – sul versante del rapporto diretto con le imprese. Due le difficoltà. La prima è che imprese e ricercatori hanno interessi diversi e mancano persone in grado di coniugare le due prospettive e l'ateneo non può permettersi di affidare a qualcuno il compito di andare a caccia di imprese interessate ad una determinata ricerca sviluppata dall'università; la seconda riguarda la vendita dei brevetti a privati, disciplinata da gare che richiedono tempi lunghi incompatibili con le richieste delle imprese.













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