Assegno unico, partenza nel caos 

Le segnalazioni di invalidi e destinatari del reddito di garanzia: «In gennaio non abbiamo i soldi. E non ci danno risposte»


di Sandra Mattei


TRENTO. Assegno unico, sulla carta una risposta valida a varie esigenze di sostegno al reddito, ma nella realtà la partenza accusa non pochi problemi. La Provincia si è posta l’obiettivo di utilizzare criteri più efficienti di equità ed universalità. Un aiuto ai nuclei familiari, non necessariamente “poveri”: per chi ha diritto, ad esempio, ad un assegno di invalidità o per il genitore separato che non ce la fa a pagare il nido al figlio. Ma il provvedimento, salutato come innovativo ed equo, perché dovrebbe permettere a tutti i nuclei familiari di avere una condizione economica dignitosa, presenta evidentemente qualche falla.

Il Trentino ha raccolto in un giorno più di una testimonianza di persone che percepivano il reddito di garanzia, ma che al momento non hanno la certezza di riceverlo ancora e quando. Questo il loro racconto: il primo è di un 59enne con invalidità al cento per cento, affetto da diabete, che ha avuto lo scorso anno anche un intervento per tre by pass coronarici. «Ricevo la pensione di invalidità da dieci anni - racconta il signore - e il reddito di garanzia dalla Comunità di Valle. Facevo il restauratore, ma con la mia malattia non posso più lavorare da tempo. Ogni tre mesi facevo domanda alla Comunità di valle che valutava la mia posizione, e ricevevo l’assegno di 500 euro. Con il passaggio all’assegno unico mi sono rivolto per tempo al patronato Acli, abbiamo presentato la domanda ed ora scopro che non ne ho diritto, perché non recependo un reddito dovrò rivolgermi all’assitanza sociale. Di solito i soldi mi arrivavano all’inizio del mese e li aspettavo anche per gennaio. Ma se devo rifare l’iter con un altro ente, significa che questo mese non riceverò un soldo, visto che devo riprensentare la domanda».

L’uomo, che chiede l’anonimato per evidenti motivi, spiega inoltre che ha provato a mettersi in contatto con l’assessorato provinciale alle politiche sociali, ma non avendo potuto parlare, ha lasciato il suo nome e numero, ma non è stato mai richiamato.

Conclude così il suo racconto: «Mi chiedo come si possa pensare che una persona, abituata a prendere regolarmente un’entrata, si trovi per il cambio della normativa a non prendere niente. Mia moglie fa le pulizie e guadagna un centinaio di euro al mese. Preciso che io sono iscritto anche all’Agenzia del lavoro, perché dei lavori sedentari li potrei fare, ma in dieci anni ho lavorato due mesi. Se sarò costretto, dalla settimana prossima mi piazzerò in assessorato finché non mi daranno una risposta certa».

La seconda testimonianza è di un signore di 72 anni, invalido al 75 per cento per un ictus che ha subito tre anni fa. «Dall’anno scorso - spiega l’uomo - ricevo un reddito di garanzia il 27 del mese, oltre ai 400 euro di pensione dall’Inps. Si tratta di 114 euro. Quando mi sono rivolto al patronato, in istruttoria mi hanno calcolato che dovrei ricevere 150 euro al mese. Mi sembrava un buon miglioramento, se non che, fino ad oggi non ho avuto niente. Al patronato delle Acli rispondono che non hanno informazioni e che forse in Provincia c’è un problema di adeguamento dei computer al nuovo corso. Ho parlato anche con l’ufficio provinciale e mi dicono potrebbe slittare tutto a febbraio. Fatto sta che dal 27 dicembre non ricevo l’integrazione al reddito e che senza quei soldi non posso mangiare. L’alternativa è che mi rivolgerò alla Caritas».

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