Artigiani contro tutti «Noi tartassati e soli»

In 1500 ieri al Teatro Sociale. De Laurentis all’attacco di Provincia, sindacati industriali e Cooperazione: «Appalti, è ora di difendere le imprese trentine»


di Chiara Bert


TRENTO. Frustate per tutti. Alle grandi imprese, «che vengono ad abbeverarsi in Trentino e poi finiti i soldi scappano, mentre noi siamo figli di un Dio minore». Ai sindacati, «che sono funzionali a una parte politica, hanno un occhio di riguardo per le grandi aziende e di noi, che siamo nomi e non tessere, non capiscono nulla». Alle cooperative, tutelate e salvate, «che hanno bilanci perfetti e poi improvvisamente si scoprono 27 milioni di debito (Btd Servizi Primiero, ndr)». Alle banche, «che ci fanno le pulci e ci chiudono i rubinetti». Ai dipendenti pubblici, «tutelati in tutto e pagati con le nostre tasse». Ai burocrati, «che per paraculismo non applicano le leggi». Agli hobbisti «che fanno concorrenza sleale». Frustate alla politica, soprattutto, alla Provincia che ascolta in prima fila al Teatro Sociale - il presidente Ugo Rossi fischiato quando fa il suo ingresso, il vice Olivi, l’assessore Gilmozzi, il presidente del consiglio Dorigatti, parlamentari (Panizza, Divina, Fraccaro) e consiglieri provinciali (Kaswalder, Borga, Zeni, Fugatti, Tonina, Ossanna, Civettini) - «una politica lentissima, che invece di cercare grandi aziende da fuori dovrebbe mettere al centro le piccole imprese, che siamo noi, gente che lavora e paga le tasse». E che non ha mai un paracadute.

C’è chi dice fossero meno di tre anni fa alla Cooperazione, ma erano comunque tanti gli artigiani ieri, in un sabato mattina di giugno, al Teatro Sociale: 1500 tra quelli in teatro e fuori davanti al maxischermo di piazza Battisti. Dalla Valsugana alla val di Non. Arrabbiati, molti arrabbiatissimi per i pagamenti che vanno in fumo, e i concordati in continuità che lasciano le loro aziende a terra. Qualcuno spaventato per una crisi che non finisce, altro che ripresa, «qui se non riparte l’edilizia non riparte niente».

Roberto De Laurentis, il loro presidente, li arringa per un’ora: «Non abbiamo pianto, dopo tre anni siamo ancora qui». One man show, parla solo lui, in piedi microfono in mano. Nessun altro intervento, solo qualche filmato per raccontare i numeri della crisi in Trentino. Arringa la base, e la base lo applaude, più volte. «Non è egoismo artigiano», avverte, «questa non è solo una protesta, lunedì - si rivolge al governatore Rossi - riceverà 26 note che passeranno in rassegna tutti i temi economici». Ieri l’anteprima. Le tasse, innanzitutto: «Abbiamo il 68% di pressione tributaria, se siamo ancora in piedi siamo degli eroi. L’Imis all’8% sui capannoni è follia, non è il momento di mungere la mucca ma di dare respiro». Gli evasori? «Le tasse vanno pagate ma il nero a volte fa la differenza tra morire e sopravvivere». Poi la burocrazia «di una lentezza esasperante», 35 mila dipendenti pubblici, «buoni e cattivi ma tutti intoccabili». «Si tagli sulla spesa corrente invece che sugli appalti e si sfoltiscano i dirigenti». Alla Provincia gli artigiani imputano di non fare abbastanza per difenderli: «Frazionare gli appalti, e stop alle gare per chi è in concordato, così si aiutano le imprese del territorio. Pagamento diretto ai subappaltatori, in tre anni mai applicato perché nessuno si assume la responsabilità di andare contro la legge nazionale». E ancora, le certificazioni, «ci costano l’ira di Dio e poi non contano nulla nei bandi». Infine la madre di tutto, l’edilizia, «l’unico vero motore dell’economia». De Laurentis sfodera uno studio Assoartigiani-ateneo: 80 milioni pubblici investiti nell’edilizia ne producono altrettanti di ritorno fiscale. E al governatore che aveva citato i 42 milioni di contributi a fondo perduto andati agli artigiani in quattro anni, il capitano-presidente replica: «Sono soldi dati a noi per investimenti, non per andare alle Canarie». Sipario.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano