IL CASO

«A Trento saranno 5mila gli studenti fuori sede a non tornare in città»

L’Unione degli universitari di Trento: "Il 70% delle stanze risulta sfitto. Inascoltata la nostra proposta di ridefinire i prezzi al metro quadro, in base alle zone della città" 



TRENTO. Fra le conseguenze della pandemia, e quindi della didattica a distanza imposta dalle norme anti Covid anche agli studenti universitari, c’è lo spopolamento delle città universitarie. Una prospettiva che potrebbe riguardare anche Trento, costretta fra qualche settimana a fare i conti con una riduzione del numero degli studenti presenti in città. Ecco che a tal proposito, l’Unione degli universitari di Trento (Udu Trento) ha cercato di portare avanti una proposta, avanzata nei confronti soprattutto della Provincia, per la ridefinizione dei prezzi degli appartamenti destinati al mercato universitario.

«Il prossimo semestre circa 5.000 studenti e studentesse fuori sede non torneranno a Trento - fa sapere l’Udi - ad ora il 70% delle stanze risulta sfitto. Forse la situazione cambierà con l'uscita delle graduatorie dei test d’ingresso, ma si riuscirà a coprire al massimo la metà degli alloggi. I giornali lo scrivono oggi, riportando i toni tragici dei proprietari e dei loro rappresentanti, ma il problema non era difficile da prevedere, già da alcuni mesi».

«Come Unione degli Universitari - prosegue l’Unione degli universitari di Trento - abbiamo presentato una proposta concreta insieme alle sigle sindacali ancora a giugno: una bozza di protocollo per ridefinire i prezzi al metro quadro, in base alle zone della città. Abbiamo chiesto tavoli con le istituzioni. Abbiamo cercato un dialogo ma ci è solo stata sbattuta la porta in faccia, dopo un incontro di mezz’ora con Bisesti e il Comune non è mai intervenuto a nostro favore».

La coordinatrice Paola Paccani dichiara: «Non possiamo e non vogliamo continuare ad essere visti come dei consumatori occasionali, che vanno e vengono, senza essere riconosciuti come parte integrante del tessuto cittadino. Anche ora, quando si parla di affitti, si parla sempre e solo di studenti come valore economico e non anche come valore sociale. Bisognava agire prima perché ora è tardi, noi siamo sempre stati disponibili al confronto. Se le istituzioni lo vogliono, noi siamo qui: parliamone».

 













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