A Carzano il primo sindaco di colore del Trentino

A Carzano è festa grande. Si brinda in piazza e tutti si affrettano a stringere le mani al nuovo sindaco Cesare Castelpietra. Normale? Sì, se non fosse che il primo cittadino ha la pelle nera ed è il primo sindaco di colore del Trentino



TRENTO. A Carzano è festa grande. Si brinda in piazza e tutti si affrettano a stringere le mani al nuovo sindaco Cesare Castelpietra. Normale? Sì, se non fosse che il primo cittadino ha la pelle nera ed è il primo sindaco di colore del Trentino. Una bella favola, quella di Castelpietra, partito dall’Eritrea a tre anni e tornato in quel Trentino da dove - ai tempi del fascismo - era partito suo nonno.
 Sindaco, complimenti. Sorpreso del risultato?
 «Quando abbiamo iniziato questa avventura l’idea era questa: in quindici ci saremmo dati il voto e quindi qualcuno di noi sarebbe entrato in consiglio comunale all’opposizione. Man mano che andavamo avanti, però, abbiamo sentito una grande vicinanza delle persone. Non abbiamo fatto grandi promesse ma ci siamo limitati a garantire la massima trasparenza e accessibilità dei cittadini all’interno del nostro comune».
 E dunque l’entusiasmo è salito via via...
 «In effetti pian piano ci siamo resi conto che c’era sempre più gente che ci sosteneva e che apprezzava le nostre idee, con tanta voglia di cambiamento, di vero e fresco. Credo che il fatto che dei giovani come noi - pur senza esperienza - ma preparati sia stata la molla che ha prodotto il nostro successo».
 Il fatto che lei sia di colore, a suo giudizio, ha inciso nella sua elezione?
 «Credo che non abbia minimamente inciso. La vera novità non è tanto il colore della mia pelle quanto il fatto che dei giovani siano stati in grado di dare fiducia al paese. Questo succede raramente in politica che non ha grande interesse a sponsorizzare i giovani, visti per lo più come dei comodi soprammobili da esibire o «ghettizzati» in gruppi che funzionano poco».
 Da quanto tempo lei risiede a Carzano?
 «Da quando avevo otto anni, quindi complessivamente da ventidue. Sono venuto in Italia quando avevo tre anni».
 Quindi di colore, ma trentino a tutti gli effetti...
 «Sì, quello bianco era mio nonno che emigrò in Eritrea durante il ventennio fascista. Lì si è sposato con una donna del posto. Così è nato mio padre che si è a sua volta sposato con una donna eritrea, mia madre, finché siamo tornati in Trentino, prima a Strigno, nostro paese d’origine e poi a Carzano».













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