DROGA

Spaccio in tutto il Trentino, maxioperazione antidroga con 28 arresti

Nel capoluogo le piazze di spaccio sono quelle di piazza Dante e della Portela, ma ci sono stati arresti anche a Rovereto, Riva, Arco, Pergine, Bolzano e Vittorio Veneto. L'attività svolta anche durante il lockdown



TRENTO. Sono 23 le ordinanze di custodia cautelare in carcere e 5 gli arresti in flagranza eseguiti dai carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo di Trento, nell'ambito dell'operazione «Maestro», con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Sei, invece, gli indagati a piede libero.

L'attività illecita riguardava principalmente il capoluogo trentino, dove sono stati rintracciati buona parte degli indagati - 3 quelli ancora irreperibili - ma ci sono stati arresti anche a Rovereto, Riva, Arco, Pergine, Bolzano e Vittorio Veneto. Le persone coinvolte, quasi tutte con svariati precedenti, sono ritenute membri di un'organizzazione, guidata principalmente da soggetti di origine magrebina ma che ha visto arrestati anche 7 cittadini italiani, dedita al traffico e allo spaccio di hashish, cocaina, ecstasy ed eroina.

Tre i chili di cocaina ed eroina sequestrati, un chilo di hashish, una piccola serra di marijuana e quasi 38.000 euro ritenuti proventi dell'attività illecita. L'indagine, coordinata dal pm della Procura di Trento Davide Ognibene, è partita da una costola di un procedimento del 2018 relativo a episodi di spaccio nella zona di Cavalese. Da lì sono partite intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, che hanno permesso di risalire agli indagati e accertare 43 episodi di compravendita di sostanze e 400 cessioni «al dettaglio».

Per Trento, le piazze di spaccio sono quelle di piazza Dante e della Portela, ma sono stati accertati episodi anche in alcuni parchi cittadini. In media, secondo gli inquirenti, venivano messe sul mercato un'ottantina di dosi al giorno. Gli indagati avrebbero portato avanti l'attività anche durante il lockdown, servendosi di persone che, per trasportare la droga, si offrivano come corrieri per la distribuzione.

L'invio delle comunicazioni, da parte dei big dell'organizzazione, sarebbe poi stato costante anche durante periodi di restrizione ai domiciliari nell'ambito di altri procedimenti. A quanto risulta, infine, due delle donne coinvolte nell'operazione hanno beneficiato del reddito di cittadinanza.













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