il caso

Sanità, botta e risposta tra i consiglieri Dem e Segnana: «Crollo dell’efficienza». La replica: «Impatto della pandemia»

Sotto accusa i fondi crescenti per le convenzioni, l’allungamento delle liste d'attesa, fuga dei medici verso il privato. La replica: criticità dovute al Covid e diffuse in tutta Italia



TRENTO. «In passato i tempi di attesa avevano valori migliori rispetto ad oggi perché l'impatto della pandemia da Covid-19 da inizio 2020 ha provocato enormi rimbalzi della richiesta specialmente a causa dei ripetuti lockdown. È una criticità che si è manifestata ovunque, in Italia e negli altri Paesi attraversati dal coronavirus».

Lo ha affermato l'assessore alla sanità della Provincia di Trento Stefania Segnana replicando ai consiglieri del Partito Democratico, che nel corso di una conferenza stampa tenuta oggi (9 agosto) hanno illustrato delle cifre tutt'altro che lusinghiere per il sistema sanitario trentino, crollato - secondo il report Crea Sanità - dal primo del 2018 al quinto posto dal 2018 al 2022: «Una sanità sempre meno efficiente, sempre più votata al privato e spesso incapace di rispondere nei tempi adeguati ai bisogni dei cittadini» è l'accusa dei democratici, che hanno denunciato anche la «scarsa trasparenza della Provincia, in quanto, per ottenere i dati, il consigliere Luca Zeni si era dovuto rivolgere due volte al Tar».

Per i consiglieri dem c'è inoltre un evidente ricorso alla sanità privata, come dimostra il bilancio provinciale: «59,6 milioni di euro per le convenzioni con le strutture ospedaliere private nel 2018, 72 milioni nel 2022, con un aumento di oltre il 20%. La giunta provinciale giustifica queste scelte sostenendo che così si è migliorata l'offerta ai cittadini. Ma lo afferma - dicono gli esponenti Pd - rimanendo reticente sui dati che possono confermare tale tesi».

Per il Pd, c'è poi il tema delle dimissioni dei medici dalla sanità pubblica: da una media annuale tra le 26 e le 43 dimissioni, si è arrivati a 30 in meno di sei mesi nel 2022, con una proiezione di 60 in un anno. «Si evidenziano due fenomeni preoccupanti - rileva il Pd - dimissioni di medici dipendenti per operare nel privato convenzionato in Trentino, e dimissioni per proseguire poi l'attività in libera professione, "a gettone", in seguito a politiche organizzative che incentivano questo tipo di rapporto rispetto a quello dipendente».

C'è infine il problema dei tempi di attesa per le visite specialistiche, per il Pd - dati alla mano - spesso non rispettati: secondo i dem, per rispondere all'emergenza serve estendere il rimborso ai cittadini per visite specialistiche previsto per le strutture private anche alle visite in libera professione dei medici dipendenti dell'Azienda sanitaria; aprire subito un tavolo permanente di confronto con tutti gli stakeholder della sanità; commissariare la sanità trentina.

Segnana ha replicato anche in merito a quest'ultimo punto, l'allungamento delle liste d'attesa. «In relazione alle difficoltà di offerta che persistono ancora oggi, va evidenziato che molte richieste con Rao ad elevata priorità (A,B,C) non rientrano nei criteri clinici previsti. Per far fronte a questa situazione la Provincia autonoma di Trento ha provveduto tempestivamente a supportare la cittadinanza, prevedendo il ristoro in forma indiretta per visite e prestazioni di particolare criticità, per volumi e tempi di attesa», è la risposta dell'assessore. «L'Urp dell'Azienda sanitaria gestisce tempestivamente le segnalazioni degli utenti, alle quali si dà immediata risposta in base alla priorità richiesta».

Altri due indicatori negativi per la sanità trentina - evidenzia il Pd - sono i tempi di attesa per le chiamate al numero unico di emergenza 112 e la successiva gestione al 118: «Questo allungamento dei tempi è dovuto al fatto che vengono utilizzati in maggior numero rispetto al passato operatori laici al 112?», chiedono i consiglieri del Pd.

«Per quanto riguarda le chiamate al 112-118, l'incremento della durata può essere legata al fatto che da luglio 2021 si utilizza un sistema di intervista telefonica che prevede anche le 'istruzioni per arrivo' date all'utente per supportare il paziente nell'attesa dei soccorsi», è la replica di Segnana, che precisa che nella Centrale operativa 118 non sono presenti operatori non sanitari.













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