«Ludopatia, spesso l’inizio è in età adolescenziale» 

La Comunità di Valle è impegnata a fronteggiare una piaga che si fa largo anche nell’Alto Garda e Ledro: «Bisogna mettere i giovani di fronte ai pericoli reali»


di Katia Dell’Eva


ALTO GARDA. È di 47 milioni di euro, stando allo studio del Gruppo Gedi e di Visual Lab, la cifra spesa in un anno, per il gioco d’azzardo, nell’Alto Garda nel corso del 2016. Una cifra tutt’altro che irrisoria, che mette a nudo una drammatica presenza di ludopatia delle nostre comunità. Ma quali sono le risposte dei Comuni di Riva e Arco – risultati i meno virtuosi della zona – e della Comunità di Valle di fronte al problema? E soprattutto, quanto è forte la consapevolezza che di un problema si tratti?

Stando all’indagine citata, gli abitanti di Riva avrebbero speso nello scorso anno – certo, pur con il peso delle molte presenze turistiche e i limiti di una statistica che non tiene conto delle differenti fasce d’età – più di 1.300 euro a testa in slot machine e video lottery. Un numero che, afferma l’assessore alle politiche sociali, Lucia Gatti: «Rivela un problema, il quale non è però prerogativa della nostra zona. La dipendenza da gioco d’azzardo, infatti, interessa ormai quasi tutto il territorio nazionale». Altro fattore che la cifra non terrebbe in considerazione, poi, prosegue, «è l’impegno e l’attenzione che pure, già da tempo, l’amministrazione riserva a queste difficili realtà, da un lato disincentivando il possesso delle slot machine negli esercizi pubblici, dall’altro sostenendo in tutto e per tutto i programmi socio-sanitari messi in campo dalla Comunità di Valle».

Progetti che, come spiega più chiaramente l’assessore competente della Comunità, Patrizia Angeli, «si dividono in preventivi e di cura vera e propria. Nel primo caso, con “Sicuri in rete”, parte del piano “Uscite di sicurezza” messo a disposizione dal Comunity Time dei nostri Centri Aperti, si cerca di affrontare il problema fin dalle radici, parlando con ragazzi dalle scuole medie in su». Prima ancora che manifestarsi di fronte alle slot machine, infatti, la dipendenza prenderebbe avvio on-line: «Chi gioca nei bar o nei centri scommesse ha già sviluppato da tempo una relazione morbosa col gioco. Molto spesso l’origine di tutto è proprio l’età scolastica, adolescenziale e pre-adolescenziale, in cui i soldi li si spende sul web - continua - ecco perché è importante mettere i giovani di fronte ai rischi reali di qualcosa che, oltre a far buttare denaro, comporta pericoli sociali, relazionali e, talvolta, anche legati alla truffa in rete». Nel caso in cui, invece, la patologia sia già presente, la Comunità di Valle interviene con «gli stessi servizi sanitari riservati ad ogni altra dipendenza», aggiunge ancora Angeli. «Siamo tuttavia consapevoli di dover continuare ad implementare la risposta di fronte a questo disagio che, per qualche ragione, assesta la nostra comunità ai livelli di centri più grandi come Rovereto e Trento» - conclude l’assessora.

Poco distante, la realtà di Arco, dove ogni abitante avrebbe speso, sfidando la fortuna, circa 1.000 euro e dove l’amministrazione punta, a sua volta, sulla prevenzione. «Il nostro Comune si è reso disponibile alla collaborazione con associazioni specializzate in problemi di questo tipo - spiega infatti l’assessore Silvia Girelli - in questo senso abbiamo dato spazio, ad esempio, ad alcune serate di sensibilizzazione da parte di Acat (Club Alcologici Territoriali), che di recente ha sviluppato un programma anche di sostegno e aiuto ai ludopatici e alle dipendenze da gioco».

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