All’ospedale di Arco pazienti Covid in calo Si lavora alla Fase 2 

Gli interventi. Il direttore del Servizio ospedaliero provinciale Guarrera illustra i prossimi passi verso la “normale” attività in struttura ad Arco: «Verso i primi di maggio inizierà il reclutamento di pazienti per il Centro di procreazione assistita». In caso di ripresa dei casi resterà un “baluardo”


Nicola Filippi


Arco. Mentre il numero di pazienti Covid-19 rallenta, l’ospedale civile di Arco, da settimane in prima linea nella lotta contro il Coronavirus, si appresta a cambiare pelle e ad avviarsi alla normalità. Con tutte le dovute cautele. Il primo reparto che tornerà in funzione sarà il Centro di procreazione assistita, ai primi di maggio, poi tutti gli altri. «Gli scenari evolvono in relazione all’evolversi della situazione epidemiologica, per cui gli scenari hanno un orizzonte temporale che non può essere superiore ai 10/15 giorni», spiega il dottor Giovanni M. Guarrera, direttore del Servizio ospedaliero provinciale, il capo cioè di tutti gli ospedali. A oggi possiamo dire che sia su Rovereto che su Arco c’è stata una riduzione di pazienti Covid abbastanza interessante - ammette il dottor Guarrera - Confidiamo di allargare, progressivamente, l’attività per i pazienti non Covid, sia essa chirurgica, sia essa ambulatoriale, ovviamente con estrema gradualità».

Arco e Rovereto in sintonia

In relazione alle caratteristiche degli ospedali della rete complessiva provinciale gli ospedali hanno tutti svolto una funzione Covid-19 e la stanno svolgendo ancora - spiega ancora il direttore Guarrera -. In questo scenario Rovereto e Arco lavorano in assoluta sintonia perché garantiscono tutto lo spettro possibile di interventi, dalla rianimazione all’alta intensità di cura alla degenza ordinaria, alla pneumologia, quindi supporto respiratorio, ventilazione assistita non invasiva e così via. Il sistema asciugherà progressivamente, ovviamente con la velocità che dipende dal quadro epidemiologico e gli ultimi baluardi rispetto alla gestione dei pazienti Covid 19 saranno gli ospedali di Rovereto e di Arco».

Lo scenario futuro

«Stiamo vedendo che la situazione si sta progressivamente asciugando, i pazienti ricoverati si stanno riducendo - spiega ancora il dottor Guarrera - Un minimo baluardo lo dovremo comunque tenere in piedi, dovesse intervenire una ripresa, ovviamente non possiamo essere impreparati».

Il lento riavvio

«Verso la fine del mese contiamo di incrementare l’attività operatoria di Rovereto - illustra ancora - Verso fine del mese, inizio di maggio cominciamo a reclutare pazienti per il Centro di procreazione assistita, all’ospedale di Arco. Probabilmente, nella seconda metà del mese di maggio la capacità operativa degli ospedali dovrebbe essere prevalente sui pazienti non Covid rispetto ai Covid».

Il reclutamento

I reparti impegnati all’ospedale di Arco nella lotta al Covid sono il quinto e il terzo, mentre al quarto c’è la medicina non Covid. «Il primo centro che riprenderà l’attività sarà il centro di procreazione assistita, che partirà con il reclutamento delle pazienti: prima con le attività che prevedono la sola visita, quindi ci saranno i trattamenti farmacologici e poi ci saranno i trattamenti chirurgici. Tutto questo richiede ovviamente un tempo specifico».

Prelievi sangue.

Non sono mai stati sospesi. Sono stati garantiti in tutti gli ospedali e in tanti altri punti di prelievo con la prenotazione on line, in modo tale da garantire un accesso ordinato e con un contatto il più ridotto possibile con la struttura. Stesso discorso anche per i centri trasfusionali, «anche per alimentare le strutture extra-provinciali».

Reparto dedicato?

Cessato l’allarme Covid resterà un reparto dedicato all’ospedale di Arco? «Qui non stiamo parlando di strutturare un reparto Covid come viene creato un reparto di cardio-chirurgia o la neurochirurgia - conclude il dottor Guarrera -. Questa è un’attività alla quale si sono dedicati tutti i nostri reparti, in un lavoro di team, come quelli di medicina, di pneumologia, di malattie infettive, di rianimazione che nel tempo curano i pazienti rispetto alle patologie che sono attive in quel tempo. Quando non ci sarà più questa patologia, si occuperanno di altre sintomatologie che in quel momento sono rilevanti».













Scuola & Ricerca

In primo piano