il caso

«Patentino impossibile»: medico di Lavis lascia l'Alto Adige e torna in Trentino

Matteo Gottardi, dal 2021 medico ad Andriano, è costretto a salutare i suoi assistiti. «Ho provato l’esame cinque volte. Con i miei pazienti in questi mesi ho sempre parlato tedesco»


Valeria Frangipane


LAVIS. Solo pochi giorni fa, all’assemblea annuale dell’Ordine dei medici altoatesini, il presidente Arno Kompatscher ha detto che in Alto Adige la carenza di specialisti si fa sempre più grave: «Abbiamo 280 medici di famiglia, ce ne mancano 72 e nei prossimi anni se ne andranno in pensione un centinaio».

E in questo scenario ci permettiamo di perderne altri per il patentino, professionisti che altrove vengono accolti a braccia aperte. È il caso di Matteo Gottardi, trentino di Lavis, 35 anni, dal primo gennaio 2021 medico di famiglia ad Andriano, costretto oggi a salutare i pazienti. «Ho provato il patentino cinque volte, non è mai andato. L’ho tentato sia con la Provincia che con il Goethe Institut... niente da fare. Una volta non sono passato per mezzo punto. Lascio senza rancore, ma mi spiace tantissimo. Con i miei pazienti, con i quali ho sempre parlato tedesco, mi trovavo bene. Ho l’attestato di “accertamento delle conoscenze linguistiche per le specializzazioni in ambito sanitario” ma purtroppo non basta».

E adesso? «Molto probabilmente torno in Trentino. C’è già un posto disponibile. E poi lì vivono la mia compagna e mio figlio. L’Asl Alto Adige mi ha offerto un posto in ospedale, ma qui è tutto troppo complicato, l’obbligo di patentino resta». Gottardi si è laureato a Bologna, ha vissuto un anno a Innsbruck con l’Erasmus e si è specializzato in Medicina generale alla Claudiana. E quindi nel 2021 ha scelto di restare qui ed ha detto sì ad Andriano dove il precedente medico - Vitus Fabi - aveva lasciato dopo 37 anni di servizio. Un’eredità importate che Gottardi ha onorato.

«In Alto Adige mi sono sempre trovato bene. E sarei rimasto volentieri. Ma il patentino così come è pensato non va. Sono ferrato in terminologia clinica, perché quella mi serve tutti i giorni con i miei pazienti, che ad Andriano sono per il 93% di madrelingua tedesca, ma non sono in grado di sostenere fluentemente un discorso sull’Umanesimo o sull’architettura entrando nello specifico delle grondaie... come mi è successo una volta all’esame. E poi ai medici ospedalieri la Provincia-Asl concede cinque anni di tempo per ottenere il patentino, mentre a noi, medici di famiglia, no. E io ad ogni concorso che veniva bandito - e in media ce ne sono due l’anno - rischiavo di perdere il posto. Capite che così non si può vivere».

Gottardi dice che si è dato molto da fare con i corsi online.

«Non quelli Asl, perché noi medici di famiglia non vi possiamo accedere. Mi sono organizzato con i corsi serali online del Goethe Institut di Firenze, ma non è andata. Credo che quel che è accaduto a me possa accadere o sia già accaduto ad altri miei colleghi costretti a rinunciare. E ritengo che non debba più accadere. Il patentino va in parte cambiato. Questo almeno è quello che penso io».

Gottardi intanto ha inviato una lettera di addio ai suoi 1.500 assistiti. Eccola.

«Cari pazienti, come ormai tutti sapete oggi è il mio ultimo giorno presso lo studio medico di Andriano. Come ormai tutti sapete non è stata una mia scelta; sfortunatamente per i medici di medicina generale il contratto a tempo determinato non prevede la continuità del posto per 5 anni, garantita invece agli ospedalieri. Vorrei ringraziarvi tutti per l’accoglienza e l’affetto che mi avete dimostrato in questi due anni, in particolar modo ringrazio il sindaco Roland Danay, per avermi messo a disposizione l’ambulatorio e supportato nelle mie iniziative. Un sentito apprezzamento alle ragazze del comune di Andriano, soprattutto Sophie per tutti i problemi risolti e Christine, per le centinaia di piccole cose, un angelo. Un caro saluto a Karl ed al personale della sua farmacia per le dritte ed i suggerimenti, a Paola, Miriam e Sibille per esser state delle guide sicure nella giungla burocratica. Infine un grazie alla dottoressa Patrizia Donnici, con la quale stavamo costruendo una vera medicina di gruppo, ci legherà sempre stima professionale ed un’amicizia fraterna. Grazie di cuore a tutti».













Scuola & Ricerca

In primo piano