Val di Non , la cimice asiatica fa paura 

Cles, quasi cinquecento le persone che ieri hanno seguito il focus sul parassita alla Giornata tecnica sulla frutticoltura


di Carlo Bridi


CLES. C’era grande attesa per il tradizionale convegno invernale organizzato dal Centro di trasferimento tecnologico della Fondazione Mach in collaborazione con Melinda e Apot che si è tenuto ieri all’auditorium del Liceo Russel di Cles. E la presenza di oltre 350 frutticoltori sommata ai 120 e più che hanno seguito l’incontro in diretta streaming è la dimostrazione del grande interesse per i temi della Giornata dedicata alla frutticoltura della Valli del Noce.

Fra tutti sicuramente il più attuale e delicato era l’arrivo della cimice asiatica anche in Valle di Non, trovata per la prima volta nel 2017 e in forte aumento nel 2018, come è stato evidenziato nella puntuale relazione del tecnico del Cct della Fem, Daniele Barchetti.

In apertura, il direttore generale della Fondazione Mach Sergio Menapace ha sottolineato come i temi di questa Giornata fossero di grande attualità in funzione di una frutticoltura sostenibile resa più complicata dall’arrivo di questi insetti alieni. Purtroppo, allo stato attuale, ha precisato, i trattamenti chimici, che pur si vogliono limitare, hanno avuto un risultato parziale e perciò dovranno essere integrati e, si spera, sostituiti da innovazioni come ad esempio i parassitoidi. Per questo la ricerca è fondamentale, ha concluso Menapace.

«Una ricerca che la Provincia intende sostenere, tenendo alta l’attenzione rispetto alla lotta agli insetti alieni e alle nuove varietà, temi sui quali proprio oggi si svolge un vertice fra giunta provinciale e i vertici della Fem, dal presidente Andrea Segrè al direttore generale ai vertici tecnici della ricerca» ha affermato l’assessore Giulia Zanotelli, che ha sottolineato come la Fem sia «un fiore all’occhiello per il Trentino».

I primi punti affrontati, con il contributo di un tecnico piemontese, area in cui la cimice asiatica è comparsa già nel 2013, Graziano Vittone di Agrion, sono stati la diffusione dell’insetto e il suo possibile controllo: “Nell’immediato, secondo la nostra esperienza, maturata sia con la ricerca sia in campagna, possiamo dire che non si intravvedono sistemi di lotta risolutivi, anzi è un insetto molto pericoloso perché va su tutte le piante, sul pero in particolare. È meno aggressivo solo con l’uva».

Ma quali sono gli strumenti da mettere in atto? L’applicazione di barriere fisiche come le reti anti-insetto, con tutti i costi che esse comportano e le difficoltà tecniche nella stesura, e la distribuzione corretta degli agrofarmaci ai soli filari di bordo campo. Ma sono tutte soluzioni parziali del problema che intanto si sta sviluppando: partito dalla Valle dell’Adige, è arrivato in Valle di Non, con una presenza maggiore a Denno, ma è segnalato un po’ ovunque.

Tecnici e ricercatori Fem/C3A sono fortemente impegnati sia sul fronte del monitoraggio sia su quello della difesa. Oltre ai mezzi chimici, che hanno dimostrato un’efficacia solo parziale, la ricerca riguarda: le trappole a feromoni, con segnali vibrazionali in grado di migliorare l’efficacia di cattura, che sta dando risultati promettenti, mentre in fase di sviluppo con partner industriali è ricerca di parassitoidi nativi dalla cimice.

Molto interessanti anche le relazioni per il contenimento degli afidi, quella sul nuovo sistema di coltivazione a Guyot per melo e pero, ma anche sulle nuove varietà in osservazione per il Centro sperimentale di S. Michele, ben sette delle quali una tollerante a oidio e ticchiolatura e tre resistenti a questi funghi.













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