Graffiti della Grande guerra custoditi dal Bus de la Spia 

Una nuova esplorazione. In ottobre i fratelli Luca e Alessandro Bezzi, su incarico del Comune di Sporminore, nella grotta avevano trovato altri elementi interessanti. Domenica ci ritorneranno  


Fabrizio Brida


Sporminore. Domenica i fratelli Luca e Alessandro Bezzi torneranno “in missione” al “Bus de la Spia”, una delle grotte naturali più anticamente conosciute in Trentino. È nota fin dall’epoca medievale e nel corso del 2019 ha ricevuto la visita di più di 600 persone accompagnate da esperti speleologi.

Tre anni fa, infatti, il Consiglio comunale di Sporminore ha approvato il regolamento per l’effettuazione di visite alla grotta con lo scopo primario di custodirla e valorizzarla.

Nell’ambito di un progetto di promozione del territorio promosso dall’Apt della Val di Non, lo scorso ottobre era stata effettuata un’esplorazione archeologica del sito da parte dei fratelli Bezzi di Arc-Team srl.

Durante l’esplorazione sono state individuate evidenze archeologiche interessanti, tra cui graffiti risalenti alla Prima guerra mondiale o anche antecedenti, un elemento ligneo, datato in via preliminare con metodo dendrocronologico tra il 1680 e il 1741, e una stalattite riportante gli evidenti segni di un terremoto di epoca storica.

Vista l’importanza di promuovere lo studio scientifico, storico e archeologico del “Bus de la Spia”, al fine di poter approfondire la conoscenza di un sito naturale dalle caratteristiche uniche presente sul territorio, il Comune di Sporminore ha deciso di sostenere una seconda esplorazione archeologica.

L’incarico è stato affidato nuovamente all’Arc-Team, con i fratelli Bezzi che domenica effettueranno la missione. L’intento è quello di approfondire l’analisi e la documentazione 3D della grossa parete con varie firme, della colonna spaccata da un terremoto teoricamente recente (forse quello in Friuli del ‘76) e di effettuare alcune panoramiche a 360 gradi, con foto e filmati, da utilizzare poi, eventualmente, per un progetto di realtà aumentata capace di offrire la possibilità di “visitare” la grotta anche a chi fisicamente non può accedervi.

Il “Bus de la Spia”, come detto, è noto fin dal Medioevo, ma le sue cavità sono state esplorate solo negli ultimi secoli, è stato studiato anche dal geologo Cesare Battisti e si ricorda negli anni come a volte l’acqua presente nella parte bassa sia risalita fino all’ingresso. Così è successo nel novembre 1966, quando ci fu l’alluvione, e nell’ottobre del 2018, a causa della tempesta Vaia.

Il “Bus de la Spia” è posto sull’antico tracciato della cosiddetta via “Traversara” o via “Imperiale”, un antico percorso di origine romana che per secoli ha rappresentato uno dei grandi assi di collegamento del mondo tedesco con la via Francigena, passando per la Val di Non e le Giudicarie.

Un vero e proprio mistero in questa cavità è rappresentato poi dall’imponente sifone d’acqua che chiude la galleria a circa 300 metri dall’imbocco, forse unico in Italia, che si innesca più o meno regolarmente in determinati momenti della giornata, in ogni stagione e non solo nei periodi maggiormente piovosi. Il sifone è alimentato da ignote gallerie che non è mai stato possibile esplorare, nonostante diversi tentativi da parte di esperti speleo-sub. Il limite oltre il punto di immersione è stato raggiunto nel corso del 2019 da Thomas Hofer, il quale ha superato i 750 metri al di sotto del livello dell’acqua confermando la presenza di una complessità di canali e diramazioni. Si suppone, tra l’altro, esista un collegamento tra la grotta e la sorgente dell’acqua Santa a Maurina, nel Comune di Spormaggiore.













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