Diana e lupo Grigio, la leggenda nata a scuola 

Fondo. Si parla tanto di lupi in questo periodo, e i bambini della classe quinta della scuola primaria di Fondo hanno creato una leggenda dopo essersi documentati riguardo al lupo presente nelle...



Fondo. Si parla tanto di lupi in questo periodo, e i bambini della classe quinta della scuola primaria di Fondo hanno creato una leggenda dopo essersi documentati riguardo al lupo presente nelle nostre zone.

«Il nostro progetto era di scrivere qualcosa che fosse il più verosimile possibile. Per questo abbiamo interpellato anche degli esperti che ci hanno portato la loro testimonianza, abbiamo sfogliato vari articoli di giornale, visto documentari, letto libri e guardato un film» - spiegano le insegnanti per inquadrare l’approccio ad un tema che ha molto affascinato i ragazzi.

Ma ecco la storia che hanno scritto gli alunni.

“Si racconta che centinaia di anni fa, una lupa solitaria, arrivata quasi sulla cima del monte Luco, vagava per il bosco in cerca di cibo. La lupa rimasta sola, era stata chiamata Diana perché aveva un dono speciale: riusciva a percepire le prede a decine di chilometri di distanza. Da giorni non riusciva a procurarsi qualcosa da mettere sotto i denti e allo stremo delle forze, svenne ai piedi di un abete secolare.

Inerme e senza forze, Diana sapeva quale fosse il suo destino e rivisse la sua vita e il suo viaggio lontana dal branco. Lei la lupa Alfa, la capostipite, giunta dall’Est Europa, si era sacrificata e si era portata fino alla vetta del possente monte in cerca di cibo per la sua famiglia, ormai rimasta senza territorio e senza prede. Sentiva di aver fallito nel suo compito quando un flebile alito le sfiorò l’orecchio. D’istinto ringhiò e aprendo lentamente gli occhi vide un giovane lupo che la stava osservando. La lupa carpatica alzò con un ultimo sforzo la testa e spiegò al lupo grigio il motivo della sua presenza in territorio sconosciuto. Lupo Grigio, allontanato dal suo branco e arrivato dalla vicina Val di Sole, le portò una carcassa di cervo e la lupa mangiò avidamente e poco alla volta riprese le forze. Nelle settimane successive controllarono il territorio spingendosi fino al castello di Malosco.

Il suono delle voci di bambini fermò i loro passi. Intimoriti i due lupi risalirono verso il Doss Sedrena. Nel silenzio del bosco rotto solo dal fruscio del vento, sotto un cielo di stelle che illuminava il loro cammino, si sentirono di nuovo a casa. Capirono che in quella zona della Valle di Non i lupi potevano essere al sicuro, così Diana si incamminò alla ricerca del suo branco originario. Passarono le settimane e lupo Grigio aspettava impaziente il ritorno di Diana. Capì che le mancava e che gli sarebbe piaciuto formare una famiglia insieme. Un giorno di marzo, dopo un lungo e freddo inverno, verso il tramonto, intravide il lontananza una sagoma, riflessa nelle acque limpide del lago Smeraldo, che lentamente gli si stava avvicinando. Quando quella figura gli fu vicino sentì l’odore inconfondibile di Diana e le corse incontro.

Diana era molto abbattuta e gli spiegò che arrivata nell’Est, dopo aver incontrato cani selvatici, linci e perfino un orso bruno, non aveva più trovato il suo branco, così decise di tornare indietro e di ricongiungersi con lui.

I due lupi formarono così una nuova famiglia in quella valle soleggiata che offriva tante prede dove potevano vivere il libertà. Le persone del posto raccontano che ancora oggi si sentono gli ululati di quei due lupi che hanno ripopolato la zona. Non sono intimoriti o preoccupati da quelle presenze, perché sanno che solo nel profondo del bosco si nasconde la verità di questa storia”. G.E.















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