Lavis, l’oratorio chiuso raggiunge i bambini in casa 

In attesa di tempi migliori. Nel corso del lockdown gli animatori hanno avviato collegamenti telematici, che terminata la scuola saranno più frequenti. Non si escludono gli incontri all’aperto


DANIELE ERLER


Lavis. Se a Lavis c’è un posto che fino a poco tempo fa brulicava di bambini, quello è l’oratorio. Ora invece tutto tace: ci sono solo i padri giuseppini e qualche animatore. Non ci sono ragazzi che inseguono i palloni nel cortile, né ci saranno i gruppi estivi. Anche così si capisce che la normalità che stiamo vivendo è ancora un po’ artificiale. Ma l’oratorio non ha rinunciato alla sua missione educativa, che ormai da tempo supera i confini della fede e diventa più inclusiva. Rivolgendosi a tutti i ragazzi in una fascia d’età che ha molto bisogno di punti di riferimento, soprattutto durante un’epidemia. È così che a Lavis l’oratorio si è reinventato in maniera virtuale, coltivando la speranza di tempi migliori.

Un’estate diversa

Noemi Moser ha 19 anni, vive a Lavis e sta facendo il servizio civile nel suo oratorio. È lei, insieme ai responsabili degli animatori, a spiegarci qual è la situazione. «In questo periodo di emergenza sanitaria anche l’oratorio ha dovuto chiudere. All’inizio ipotizzavamo che fosse uno stop di pochi giorni e invece si sono prolungati. Passata la Pasqua, abbiamo pensato a qualcosa di alternativo. Visto che i bambini non potevano venire in oratorio, abbiamo pensato di raggiungerli telematicamente. Ci premeva far sapere alle famiglie, e soprattutto ai bambini, che l’oratorio stava pensando a loro». L’obiettivo era insomma di mantenere inalterato il legame affettivo, anche se in maniera completamente diversa dall’abitudine. «Questo periodo di lockdown ci ha presi tutti alla sprovvista e ci ha costretti a trovare nuove connessioni, nuove strategie e modi di mettersi in gioco – spiegano in oratorio –. Abbiamo iniziato una piccola attività che abbiamo chiamato “Grestate a casa” con la quale raggiungiamo i bambini una volta alla settimana. Sarà così fino alla fine della scuola, poi cercheremo di arrivare a loro più spesso. Speriamo anche in qualche eventuale incontro, magari all’aperto e a piccoli gruppi, puntando sul gioco: stiamo aspettando le direttive. Rimane il fatto che questa sarà un’estate anomala. Senza precedenti».

Coltivare la speranza

C’è un numero (353 407 5342) che è stato attivato appositamente e che permette a Noemi di tenere i contatti con i bambini. Con il suo aiuto “a distanza” e alcuni video, ha aiutato per esempio i bambini a preparare un biglietto per la festa della mamma, un disegno da portare agli ospiti della casa di riposo e ha fatto anche dei giochi con loro. Ci saranno poi canzoni e balletti, con gli animatori dei vari gruppi, fatti sempre da casa. «I bambini sembrano apprezzare questa iniziativa e ci inviano i loro ringraziamenti – dicono in oratorio –. Ci rendiamo conto che ciò che facciamo è ben poca cosa ma è l’unica che possiamo in questo momento, in attesa di tempi migliori. Secondo noi, l’importante è tenere alto il morale dei bambini e soprattutto alimentare la speranza. Come dice Papa Francesco: “La speranza non è solo ottimismo, è molto di più. È un dono di Dio”».















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