Borella e Romeri, 500 km  correndo 21 ore al giorno 

Nuova impresa. I due runner di Fai della Paganella in una settimana hanno percorso il famoso Sentiero della Pace, tra lo Stelvio e la Marmolada. «Esperienza durissima, ma sorprendente»


Rosario Fichera


Fai della paganella. Yanez Borella, l’esploratore e runner di Fai della Paganella non finisce mai di stupire: sabato scorso (dopo la Cina raggiunta lo scorso anno lungo la “Via della seta” e la corsa da Fai fino a Roma di giugno scorso) ha portato a termine l’ennesima impresa, realizzata insieme al campione di corsa in montagna Enzo Romeri, anche lui di Fai della Paganella. I due amici hanno percorso in una settimana, correndo in continuazione, giorno e notte (con sole circa 3 ore al giorno di riposo) il famoso “Sentiero della Pace”, un itinerario di alta quota, di circa 500 km, che si snoda lungo la linea dell'allora settore occidentale del fronte italo-austriaco della Prima Guerra Mondiale, tra lo Stelvio e la Marmolada.

In totale i due atleti hanno corso tra le montagne del Trentino 174 ore di fila, pari a 7 giorni e 6 ore, per 456 km, coprendo un dislivello positivo di 29.000 metri. Un’impresa durissima, costata numerosi sacrifici, ma che ha regalato ad entrambi delle emozioni indimenticabili.

«Sì, a livello fisico è stata in assoluto l’impresa di cui ho risentito di più, forse al limite delle mie possibilità – ha raccontato Yanez Borella – però è stata un’esperienza sorprendente che ci ha fatto vivere emozioni fortissime, come l’accoglienza che abbiamo ricevuto nei rifugi lungo il tragitto; la bellezza dei luoghi attraversati; la meraviglia di correre incrontrando tantissimi animali, come l’orso bruno, il lupo, camosci, stambecchi».

Durante il viaggio per la fatica, aggravata dalla mancanza di sonno, non sono mancate le allucinazioni, con Yanez che ha “visto” anche un elefante. «Con Enzo spesso ci lasciavamo andare in risate isteriche che sapevamo dovute alla stanchezza – racconta ancora Yanez - ma dopo poco ci riprendavamo, trasportati dall’incitamento degli amici che ci attendevano lungo il tragitto o che per alcuni tratti hanno corso con noi, come il grande campione di corsa in montagna Davide Magnini e il mio compagno di viaggio in Cina Giacomo Meneghello. Con Enzo siamo stati affiatatissimi, il che non era scontato in un’avventura come questa che abbiamo potuto realizzare grazie al supporto logistico dei rifugisti, di Hoca e di una squadra di amici che ci ha seguito dal punto di vista tecnico, tra cui Giuliano Martimbianco e Anita Zanatta con il figlio Sebastiano».

Ambasciatori in questa impresa del Parco Naturale Adamello Brenta, dell’Associazione donatori midollo osseo e dell'Associazione italiana sclerosi multipla, i due runner non escludono una nuova avventura, probabilmente, Covid-19 permettendo, all’estero, tra le strade di montagna più alte del pianeta.

«Intanto ci godiamo i ricordi indimenticabili di questo viaggio – ha aggiunto Yanez – un percorso dal forte valore storico che ci ha fatto comprendere i sacrifici, anche in termini di vite umane, patiti dai soldati per realizzare questa lunghissima linea di trincee durante la “Guerra Bianca”. Una linea che ci ha fatto capire ancora di più il valore dell’amicizia e anche di quanto sia bello il Trentino, con le sue montagne e la sua fauna selvatica, con animali straordinari, di cui di notte, all’inizio avevamo un po’ di timore e che poi sono diventati dei nostri veri e propri compagni di viaggio».















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