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La maschera di carnevale, la P38 e il finto infarto: ecco l’arresto di Max Leitner

Il re delle evasioni fermato a Bolzano dopo l’allarme lanciato da una prostituta: erano stati sparati due colpi di pistola contro un’auto


di Stefan Wallisch


BOLZANO. Max Leitner aveva giurato che in carcere non sarebbe mai più tornato, anche perché seriamente malato, ma la scorsa notte, a 63 anni, le porte della casa circondariale di Bolzano si sono riaperte per il re delle evasioni.

Il Vallanzasca dell'Alto Adige durante la sua carriera da "bandito” non si è mai macchiato di fatti di sangue, accumulando comunque complessivamente pene per 28 anni di carcere.

Non era finito nelle cronache nazionali per le sue rapine, ma in quanto negli anni era riuscito ad evadere cinque volte da cinque carceri diversi.

La scorsa notte, verso mezzanotte e mezza, una prostituta chiama il 112 perché, mentre lei si era appartata con un cliente, due colpi di arma da fuoco sono stati esplosi contro la sua macchina, che in quel momento fortunatamente era vuota.

La donna descrive l'auto grigia che si è poi allontanata a grande velocità nella zona industriale del capoluogo altoatesino.

Verso le due di notte una pattuglia di polizia intercetta la vettura, proprio nelle immediate vicinanze del primo fatto. A bordo si trovano Max Leitner e un cittadino austriaco senza fissa di mora di 59 anni. L'altoatesino finge un attacco cardiaco per distrarre i poliziotti e si oppone con forza all'arresto.

Nella macchina gli agenti trovano una pistola P38, considerata arma da guerra, un fucile calibro 22 con silenziatore, un teaser, una maschera da carnevale un un finto berretto di polizia.

Gli inquirenti ora devono stabilire chi e da che distanza abbia sparato contro l'auto della prostituta che sembra conoscesse Leitner. Resta anche da chiarire perché i due non si siano allontanati dopo il fatto oppure perché siano tornati.

Forse erano convinti che la ragazza non avrebbe chiamato le forze dell'ordine.

Si chiude così il periodo in libertà per Max Leitner. Nel settembre del 2016 era tornato nella sua casa sopra Bressanone agli arresti domiciliari.

Dopo aver scontato la pena il 63enne attualmente era a piede libero.

Chi lo incontrava raccontava di un uomo gravemente segnato dalla vita.

Tutto ebbe inizio con una serie di rapine negli anni Ottanta. Seguirono arresti, condanne ed evasioni, come per esempio, quando nell'agosto '90 fu arrestato dalla polizia austriaca durante un assalto ad un furgone portavalori e successivamente evase dapprima dal carcere austriaco e poi da altre prigioni in Italia. 













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