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L'esperta del Muse: «Attacchi dell’orso: il rischio c’è sempre stato ma noi possiamo ridurlo»

Giulia Bombieri è autrice di due studi su episodi che hanno coinvolto persone


ASTRID PANIZZA BERTOLINI


TRENTO. La ricercatrice del Muse Giulia Bombieri ha studiato gli attacchi da parte dei grandi predatori e in particolare dell’orso, in due diversi studi. Il primo, nel 2019 dal titolo “Attacchi di orso bruno a persone: una prospettiva mondiale” e il secondo, nel 2023 “Una prospettiva mondiale sugli attacchi agli umani da parte dei grandi carnivori”.

Nella sua ricerca indica come rari gli attacchi di grandi predatori, ancor di più nei Paesi occidentali, perché questa considerazione?

Diverse specie di grandi predatori interagiscono con l’uomo in modi e circostanze diverse. Gli attacchi sono rari perché non capita spesso di imbattersi in uno di loro, ci sono, ma la maggior parte del tempo non li vediamo, ci evitano. Gli attacchi sono rari a livello mondiale, e quelli con ferimento rispetto a quelli mortali sono relativamente più frequenti. Abbiamo stimato circa una decina di attacchi di orso bruno all’anno in Europa tra 2000 e 2015, tra questi, il 6% ha portato alla morte della persona attaccata. Il rischio però c’è e c’è sempre stato…

Il numero degli attacchi è aumentato nel tempo, qual è la ragione?

La popolazione di orsi è in crescita, ma lo è anche la frequentazione umana della montagna. A partire da qualche anno fa, infatti, la frequentazione della montagna dal punto di vista turistico, è aumentata esponenzialmente e questo fa si che ci sia un numero molto più elevato di persone nei boschi rispetto al passato. Le circostanze maggiormente frequenti di attacco sono quelle di tipo di difensivo, quando l’orso viene sorpreso a una distanza ravvicinata di qualche metro. Questo evento può capitare alle persone che frequentano la montagna e, nonostante la probabilità molto bassa, si ritrovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

È successo questo al giovane che è stato ucciso nei boschi sopra Caldes?

Al momento non abbiamo tutti gli elementi per valutare quale possa essere stata la dinamica, mi atterrei a quello che è stato detto e mi piacerebbe leggere qualcosa in più. Posso dire però che in base agli studi svolti, persone che fanno attività ad alta velocità nei boschi hanno sicuramente più possibilità di sorprendere un orso mentre corrono o stanno scendendo dalle montagne in mountain bike.

Potrebbe essere stato un attacco di tipo predatorio?

Quello predatorio è uno degli scenari più rari in assoluto a livello mondiale, in quanto l’orso tra tutti i grandi carnivori è quello meno carnivoro, la componente di carne che assume è bassa e si nutre di altri cibi, non considera quindi l’uomo come una preda, ma non ho elementi per giudicare il caso in sé.

Per quanto riguarda la situazione locale, quali sono generalmente i motivi per cui un grande predatore come l’orso o i lupi attacca l’uomo?

Innanzitutto in Italia per quanto riguarda il lupo non abbiamo casi di attacchi in tempi recenti, ed è una specie molto diversa dall’orso per quanto riguarda le interazioni con le persone. Per quanto riguarda l’orso, il motivo scatenante spesso è quello di trovarsi a poca distanza per cui l’animale ci percepisce come una minaccia e si scatena così una reazione aggressiva. La motivazione è nella maggior parte dei casi quella di difesa, per esempio nel caso di femmine con i piccoli, o anche di un maschio che si trova in situazione in cui sente di non poter fuggire.

La convivenza tra uomini e orsi da ora in poi risulterà impossibile secondo lei?

Questa è una bella domanda a cui sicuramente tante persone potrebbero rispondere in maniera diversa. Abbiamo convissuto fino adesso con l’orso, e quello di pochi giorni fa non è il primo caso in attacco, questo tipo di rischio esiste, lo sapevamo. Questo però è il primo morto per attacco di orso... Ed è un rischio che sapevamo esserci, e che si può ridurre con comportamenti da adottare per evitare incontri ravvicinati, come utilizzare sentieri tracciati, farsi sentire con anticipo per esempio parlando o facendo rumore con le bacchette da trekking. Il rischio non sarà mai zero, ma se cerchiamo di fare di tutto per non sorprendere gli animali, possiamo ridurlo. Le alternative su cosa fare ora le stanno discutendo i nostri amministratori politici e questo è un argomento spinoso. Quello che possiamo fare noi sono i piccoli accorgimenti che è giusto sapere e diffondere per permetterci di ridurre al massimo il rischio.













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