Serial killer

L'Alto Adige dei misteri: 25 anni fa il mostro che tenne sotto scacco Merano

Dall’8 febbraio al primo marzo del 1996 Ferdinand Gamper uccise sei volte prima di togliersi la vita



MERANO. Dopo il tramonto, la città deserta. Venticinque anni fa come adesso. Ma se oggi a tenere in casa la gente è il lockdown, nel febbraio 1996 era un’altra paura: il serial killer. Il “Mostro di Merano”. «Con il buio, le strade si svuotavano. Da quel punto di vista c’è qualche analogia con l’attualità...».

Quei giorni lì Dario “Pippo” Boninsegna li ricorda bene. L’8 febbraio Ferdinand Gamper freddò due persone sul Lungo Passirio. L’incubo sarebbe durato quasi un mese, la conta delle vittime sarebbe salita a sei prima che Gamper si suicidasse durante l’assedio al suo maso Rifiano. Boninsegna seguì la vicenda dalla prima linea giornalistica, cronista meranese dell’Alto Adige. «Ancor più che in altre circostanze del mestiere, in quelle settimane non si avevano orari. Rimane forte il senso di angoscia che provava la mia famiglia. Quando, dopo il secondo episodio, emerse l’odio dell’omicida nei confronti degli italiani, anche come redazione ci sentimmo obiettivo sensibile».

Gli omicidi

Il primo degli omicidi avvenne l'8 febbraio sulle Passeggiate del Lungo Passirio: con un proiettile alla nuca vennero uccisi Hans-Otto Detmering, 61 anni, funzionario della Deutsche Bundesbank e Clorinda Cecchetti, impiegata marchigiana di 50.

Il 14 febbraio a Sinigo venne ucciso Umberto Marchioro, un contadino di 58 anni, anche lui vittima di un colpo di pistola alla testa nei pressi del- la sua abitazione.

Il 27 febbraio, presso il Duomo, venne ucciso Paolo Vecchiolini, un ragioniere di 36 anni, mentre passeggiava con la sua fidanzata. La modalità fu sempre la stessa, un colpo di pistola alla testa: identica era anche l'arma da fuoco, una calibro 22. Nonostante il terrore per l'accaduto, la fidanzata della vittima riuscì a fornire agli inquirenti un identikit dettagliato, che descriveva un uomo alto, biondo, in tuta e zaino. Questo nuovo omicidio spinse gli investigatori a riprendere la pista dell'omicidio seriale, che scagionò l'imbianchino Luca Nobile che tuttavia non venne subito scarcerato. E quell'identikit sarà determinante perché il parrucchiere, Karl “Charly” Daprà, riconobbe un suo cliente: il pastore di Rifiano Ferdinand Gamper.

Nemmeno il tempo di verificare l’informazione e organizzare l’arresto che nella mattinata del primo marzo avvenne un altro omicidio proprio a Rifiano. La vittima era un vicino di casa del killer sudtirolese. È Tullio Melchiorri, un muratore di 58 anni, ucciso pure lui con un colpo di pistola alla fronte. 

Il drammatico epilogo

Le forze dell’ordine organizzarono una vera e propria battuta attorno al maso di Gamper. Ad una prima ricognizione sommaria sembrò che si fosse dato alla fuga. Invece era nascosto sotto il suo fienile e sparò ancora una volta: il maresciallo Guerrino Botte, di San Genesio, venne colpito al volto da un proiettile e morirà poche ore dopo in ospedale a Bolzano. Nell'operazione intervenirono sia gli uomini della Criminalpol della polizia che numerosi carabinieri e dopo il ferimento del maresciallo scoppiò una sparatoria.

Gamper si toglie la vita

Alla fine però Gamper decise di suicidarsi, come pochi anni prima aveva fatto anche suo fratello. Venne recuperata l’arma: era la stessa dalla quale erano partiti tutti i colpi dei sei omicidi che avevano terrorizzato per settimane il Burgraviato.













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