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I pollini “prevedono” le encefaliti da zecca: il Trentino pronto a un boom nelle prossime settimane

Tra fine maggio e giugno il picco di presenza nei boschi. La ricerca della Fem: la quantità di polline di alcune specie di alberi risulta legata ai casi di Tbe osservati due anni dopo



TRENTO. La quantità di pollini dispersa nell'aria, misurata dalle stazioni di monitoraggio aerobiologico, potrà contribuire a prevedere l’incidenza di casi umani di encefalite virale.  Lo dice una ricerca condotta dalla Fondazione Edmund Mach secondo la quale la quantità di polline di alcune specie di alberi, in particolare faggio, carpino nero e quercia, registrata nel corso di un certo anno risulta relazionata con i casi di TBE osservati due anni dopo.

Dal momento che le quantità di polline registrate nel corso del 2020 sono risultate molto elevate – si legge in un comunicato della Fem – il 2022 potrebbe rivelarsi un anno con circolazione del virus particolarmente intensa.

La quantità di polline in aria è, infatti, un indicatore della produzione di semi da parte delle piante, che rappresentano una risorsa di cibo molto  importante per alcuni roditori selvatici ampiamente diffusi nei boschi trentini, quali il topo selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis) o l’arvicola

rossastra (Myodes glareolus). Quando questa risorsa di cibo è abbondante, le popolazioni di roditori selvatici presentano un picco demografico significativo l’anno successivo, che a sua volta andrà ad amplificare la circolazione dei patogeni tra gli stadi giovanili di zecca.

Le analisi sono state svolte dalle Unità di Ecologia Applicata e Unità di Botanica Ambientale del Centro Ricerca e Innovazione della FEM.

E' già rilevabile dal mese di marzo la presenza nei boschi delle zecche (Ixodes ricinus) che raggiunge il suo picco tra la fine di maggio e la prima metà di giugno. Questa specie è diffusa in tutti gli ambienti forestali dal fondovalle fino ai 1200 metri e può trasmettere pericolose malattie, tra cui l’Encefalite virale (TBE), la Malattia di Lyme e la rickettsiosi.

Prevenire la puntura di zecca è l'arma più efficiente per controllare queste gravi malattie. E'  necessario innanzitutto monitorare il loro ciclo di sviluppo e conoscere bene le aree dove si sviluppano, le cause che portano ad un loro aumento ed i microorganismi che trasmettono. Al fine di limitare la diffusione delle patologie provocate dalle punture di zecche è molto importante il controllo cutaneo e sugli indumenti, specie dopo un’escursione o passeggiata negli ambienti ad alta concentrazione.

Accanto ai controlli individuali, tuttavia, risulta cruciale il monitoraggio della diffusione della specie sul territorio, attività che la Fondazione Mach effettua stagionalmente sia in ambiente sia su altri animali che ne sono vettori, come i roditori selvatici che hanno un ruolo chiave nel mantenimento e nella trasmissione dei patogeni di questi parassiti. A completamento di tale attività si inserisce lo screening molecolare mirato a verificare nelle zecche la prevalenza di infezione di specifici patogeni (Borrelia sp, Rickettsia sp e Babesia sp, virus dell’Encefalite). I dati raccolti sono quindi utilizzati per lo sviluppo di modelli matematici e mappe di rischio aggiornate. 













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