ACCOGLIENZA

I parroci pronti ad accogliere più migranti: «È un imperativo morale»

Astalli e Diocesi lavorano al progetto per integrare l’intervento pubblico



TRENTO. «La Chiesa già accoglie circa centocinquanta richiedenti asilo, una novantina e oltre direttamente nelle canoniche e altri 35 tramite noi del centro Astalli nelle strutture degli ordini dei Cappuccini, Gesuiti, Dehoniani e Comboniani. Adesso ci proponiamo di ampliare questa accoglienza arrivando anche a 200, 250 persone accolte se la comunità ci appoggerà».

Stefano Canestrini, coordinatore del centro Astalli nato nel 2005 nell’ambito dell’esperienza dei gesuiti di Villa Sant’Ignazio proprio per accompagnare e difendere i rifugiati, spiega che il progetto annunciato dall’arcivescovo Lauro Tisi di accogliere altri migranti nelle canoniche in collaborazione con la Diocesi per sopperire ai tagli all’accoglienza decisi dalla Provincia e dal Decreto sicurezza è ancora allo stato embrionale: «Ancora ci sono molte cose da stabilire e decidere. Intanto noi abbiamo chiesto al presidente della Provincia Maurizio Fugatti di aprire un tavolo di lavoro. Già adesso noi come Astalli ne accogliamo circa 300, di cui più di 100 sono nello Sprar un’altra parte nell’accoglienza diffusa e una parte nelle strutture degli ordini religiosi dei gesuiti, dei dehoniani, dei cappuccini e dei comboniani che accolgono insieme a noi nelle loro case circa 35 rifugiati già da due anni. Don Lauro ha fatto una bella predica per l’Epifania che condividiamo molto e ci sentiamo appartenenti a una chiesa che si sta muovendo. L’idea è quella di provare a dare continuità all’esperienza con le canoniche, della Diocesi, e con gli ordini religiosi, di Astalli, cercando di costruire un progetto che possa dare la massima attenzione ai temi dell’inclusione, dell’accompagnamento e dell’inserimento dei migranti».

Dal canto suo, don Cristiano Bettega, delegato per l’area Testimonianza della diocesi di Trento, spiega che la Chiesa non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro davanti a quello che definisce «un imperativo morale». Il sacerdote spiega: «La nostra idea è quella di cercare di ampliare quello che già stiamo facendo. Noi non facciamo marcia indietro. Non è una questione politica o ideologica, ma solo di cercare di concretizzare quello che dice il Vangelo. Se qualcuno ha lo stesso obiettivo, noi collaboriamo volentieri, ma se a un certo punto non condivide più quell’obiettivo e quel messaggio, noi rispettiamo le sue decisioni, ma allo stesso tempo andiamo avanti cercando di sopperire alle risorse che verranno meno». Don Cristiano aggiunge che la Chiesa cercherà di far fronte ai tagli provenienti da Roma sia facendo ricorso a fondi propri sia chiedendo ai fedeli: «Vedremo quello che possiamo fare. Se il budget cambierà ci daremo da fare nel rispetto delle idee nell’osservanza della legge. Ovviamente, il budget sarà diverso, ma arriveremo dove potremo anche grazie alla sensibilizzazione della comunità. Vedremo fin dove arriva la Provincia e poi cercheremo di intervenire noi fino a dove si potrà».













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