il caso

I container sono fermi in Moldavia: usati solo in parte gli aiuti del Trentino Alto Adige. La Protezione Civile: «Pronti per ogni emergenza»

Il materiale portato a Chisinau lo scorso marzo dalla Protezine civile non è stato usato
ma non è stato affatto abbandonato: l’inverno s’avvicina e sarà utilizzato in caso di necessità



BOLZANO. Lo scorso marzo, poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, la Protezione Civile altoatesina e trentina si mobilitò, organizzando un convoglio per portare a Chisinau, in Moldavia, aiuti alimentari, giochi per bambini, vestiti, prodotti per l’igiene, lettini, coperte, tende, radiatori, lenzuola, prefabbricati per wc e materiale per l’allestimento di un campo profughi in grado di accogliere 500 persone.

In quelle giornate concitate si temeva che dall’Ucraina un fiume di persone in fuga si riversasse nella confinante Moldavia.

Ora, a distanza di mesi, arriva la notizia che quei container, pieni di materiale del valore complessivo di un milione e 800 mila euro, non sono mai stati aperti e giacciono a Chisinau.

Cos’è accaduto? Cosa non ha funzionato? Disorganizzazione o un’errata pianificazione? Niente di tutto questo. La situazione è esattamente quella che la Protezione civile aveva previsto.

«Si è trattato di una donazione in previsione di un afflusso spontaneo di profughi provenienti da Odessa – spiega Markus Leimegger, della Croce Bianca altoatesina, che aveva partecipato alla missione – stava accadendo anche in Italia e ci si aspettava che molti ucraini cercassero di lasciare il paese. Poi, con il passare delle settimane, i flussi sono calati qui e anche in Moldavia. Ma il materiale che abbiamo portato è lì, pronto ad essere utilizzato perché l’inverno, in zona di guerra, sarà sarà particolarmente duro».

Per questo, spiega Leimegger, «siamo in costante contatto con i colleghi moldavi, che sono pronti ad allestire il campo non appena ce ne sia la necessità. Abbiamo dato anche la nostra disponibilità a tornare là per dare il nostro supporto. Già a marzo, sapevamo che l’allestimento non sarebbe stato una cosa immediata, ma ci si è preparati a farlo per un’eventualità che si spera non accada mai. Ma non ti puoi permettere di farti trovare impreparato: nella Protezione civile accade sempre così, questa è la prassi. Immaginate se, di fronte ad un’emergenza umanitaria, noi partissimo ora con gli aiuti. Ci impiegheremmo sei giorni e, per chi ha bisogno, sarebbero sei giorni di troppo».

I container e il loro prezioso carico, insomma, non sono stati abbandonati. Anzi. «In realtà – prosegue Leimegger – una parte di quel materiale è stato utilizzato, in un’altra zona, sul confine con la Romania».

Il lungo viaggio del convoglio – 43 tra volontari e operatori della protezione civile coinvolti, 11 mezzi pesanti, 18 veicoli, 17 container con l’attrezzatura –, quindi, non è stato inutile. Quel materiale è pronto per essere utilizzato, per accogliere e per salvare vite nel caso in cui, con l’abbassarsi delle temperatura e nel caso in cui i mutamenti nel quadro bellico, spingessero la popolazione ucraina a cercare rifugio nella vicina Modavia.













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