l'intervista

Gino Strada a Trento fra nuovi totalitarismi e la sanità come prodotto da vendere

Era il 2018, era settembre e Gino Strada era venuto a Trento per l’incontro nazionale di Emergecy. E questa è l’intervista che aveva rilasciato a Fabio Peterlongo.


di Fabio Peterlongo


TRENTO. «In Italia, ma non solo, è in corso una riemersione del fascismo e c’è il rischio di un nuovo totalitarismo, fondato sull’egoismo e sul razzismo, ed ispirato da un ministro degli Interni che fa affermazioni eversive. Serve una reazione delle persone comuni prima che sia troppo tardi, perché è inutile sperare nella sinistra, corresponsabile del disastro». Così Gino Strada, medico e fondatore di “Emergency”, ha commentato il clima sociale e politico, a poche ore dal diciassettesimo Incontro Nazionale di “Emergency”.

Gino Strada, nel ’900 i Trentini sono stati profughi durante la Prima guerra mondiale; sono stati invasi dai nazisti nella Seconda guerra mondiale: sono stati emigranti perché la provincia di Trento era tra le più povere d’Italia fino agli anni ‘60. È possibile dimenticarlo nel giro di due generazioni?

È possibile, perché sono stati trascurati i valori che plasmavano l’Italia del Dopoguerra. Non valori ideologici, ma vissuti nella società e nelle famiglie. Valori di onestà e di rispetto verso chi è più debole: vedo sugli autobus decine di giovani seduti che lasciano gli anziani in piedi. Comportamenti del genere erano impensabili allora. Tutto questo si trasferisce sul piano della politica. Si crea una società più brutta ed egoista. Mancano i valori condivisi: Moro e Berlinguer la pensavano all’opposto su tutto, ma avevano un comune sentire. Oggi chi governa non ha valori, anzi ha i disvalori del razzismo e del risorgente fascismo. Ogni giorno ci sono aggressioni a migranti e poveri, due categorie che spesso coincidono. C’è una promozione dell’odio che pur fondandosi su un reale bisogno di sicurezza sociale ed economica, indica la causa dei problemi in chi nella scala sociale sta sotto, non in chi sta sopra e si arricchisce.

L’Austria minaccia di chiudere il Brennero e la Francia respinge i migranti alle frontiere. Che fine fa il sogno europeo? Ci ha mai creduto?

Non so se ho creduto nell’Europa, in passato mi è sembrata necessaria ed opportuna, ma più per i principi proclamati che per le pratiche messe in atto. La questione migranti ha spazzato via l’idea di Europa: ciascuno stato persegue le sue politiche, perché è mancata una Costituzione europea, una politica europea, un’identità europea. Così com’è oggi l’Europa è un’entità senza valori e probabilmente lo è sempre stata.

Come si spiega l’avanzare del “leghismo”, non solo nelle regioni del sud, ma anche in territori come il nostro, che hanno servizi avanzati e in cui il ceto medio è stato colpito dalla crisi meno che altrove?

Ha molto a che fare con l’abbandono dell’educazione civica che mira a formare dei cittadini. Oggi ovunque c’è una cultura improntata all’individualismo e alla grettezza, spesso espressi attraverso i social, che sono la spazzatura dell’intelligenza. Pensiamo a quello che scrive il ministro degli Interni, ovvero che i due capi d’accusa formulati per il caso “Diciotti” sono per lui due medaglie. Un discorso simile è eversivo e un politico che produce simili affermazioni andrebbe messo in un istituto di rieducazione.

È possibile che sia stato sottovalutato l’impatto che la presenza dei migranti ha su comunità piccole e impoverite?

Credo che le reazioni di odio mostrate da alcune comunità verso chi arriva, e che si accontenta di poco, siano pilotate da un disegno politico. Esistono ancora forme di solidarietà spontanea, serve una reazione delle persone comuni, perché dalla politica non mi aspetto più nulla. Penso al recente “funerale fascista” celebrato a Sassari: uno stato democratico avrebbe mandato la polizia a fare una retata. Temo però che si stia scivolando verso forme di totalitarismo che credevamo espulse dalla storia.

Che fine ha fatto il popolo che nel 2003 riempiva le piazze per protestare contro la guerra e il razzismo?

Le forze politiche integralmente a favore di strategie “inclusive” verso i fenomeni migratori raccolgono percentuali di consensi esigue. Non credo che quel popolo sia scomparso: penso sia ammutolito, sfiduciato verso una politica che non lo ha mai rappresentato. La sinistra cavalcava i movimenti contro la guerra e poi votava a favore della guerra. Le colpe di questa situazione non vanno imputate solo all’attuale governo: l’ex ministro Minniti ha fatto la guerra ai migranti. È stato il centrosinistra a portare questo paese in guerra in diverse occasioni. È stato il centrosinistra a consentire la svendita di molti diritti, ad esempio, nel lavoro e nella sanità.

Il M5s è passato dal proporre Gino Strada Presidente della Repubblica nel 2013 al governare con Salvini agli Interni. Come spiega questa “trasformazione”?

Il M5s è un magma, in cui c’è dentro di tutto. Constato che ha preso posizioni di destra e non si distingue più in maniera così radicale dai partiti del passato: anche loro fanno propaganda, anche alcuni di loro si sono fatti i loro “affarucci”. Il M5s al momento non ha nessuna identità, non si sa a quali principi si ispiri. Sul tema sanità, il Trentino è in cima alle classifiche di qualità, ma accade anche qui che dei servizi vengano chiusi, pensiamo solo a titolo di esempio ai punti nascita periferici. Un pezzetto alla volta i diritti vengono sacrificati in nome dei budget economici? Dove porta questa china? Porta al fatto che la sanità non sia più considerata un diritto ma un prodotto da vendere, che deve rispondere a criteri di produttività incompatibili con l’idea di sanità pubblica, gratuita e universale che dovrebbe caratterizzare un paese civile. Per questo io sono favorevole alla sanità privata solo se questa, oltre a rispettare le leggi, non prende fondi pubblici. Altrimenti la salute diventa subordinata al profitto. 













Scuola & Ricerca

In primo piano