IL CASO

Ginecologa scomparsa, la denuncia dei medici: “Su mobbing e demansionamento l’Azienda sanitaria di Trento deve intervenire”

Intervento di Anaao e Fesmed: "Gli sportelli ai quali rivolgersi non vengono utilizzati. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità” (foto tema Ansa)

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TRENTO. “Il recente servizio televisivo di RaiTre sulla scomparsa della dott.ssa Sara Pedri, ginecologa, ha richiamato l’attenzione su un problema tanto diffuso quanto sommerso anche nell’ambito delle aziende sanitarie: il mobbing ed il demansionamento”. Lo affermano in una nota il dottor Marco Scillieri, di ANAAO Assomed, e la dottoressa Sonia Brugnara, della Federazione CIMO – FESMED.

“Al riguardo è significativo e suscita francamente preoccupazione il fatto che, pur essendo previsti dalla legge specifici “sportelli” deputati a raccogliere le denunce di tali problematiche lavorative, sportelli ai quali tutti i dipendenti possono rivolgersi anche in anonimato per rappresentare il profondo malessere che tali condotte ingenerano con gravi ripercussioni sulla vita (non solo professionale), essi non vengono utilizzati o lo sono solo in maniera del tutto marginale. Con il risultato che molti medici “preferiscono” andarsene (ben 11 dimissioni, e non certo per pensionamento, nell’arco di 2 anni nel reparto di ginecologia e ostetricia di Trento). Ciò significa che le persone in realtà non sono e non si sentono affatto tutelate e che alla denuncia nella maggior parte dei casi si preferisce l’omertà e la rinuncia”.

"In questo deprecabile scenario ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. A cominciare dall’azienda sanitaria che in qualità di datore di lavoro è tenuta non solo a prevenire ma anche a reprimere fenomeni di sopruso, di discriminazioni arbitrarie, di condotte prevaricanti, di molestie o di emarginazione sui luoghi di lavoro, fino all’escluderlo dal contesto di lavoro e tali da compromettere non solo la professionalità e la dignità del lavoratore ma anche la sua salute psico-fisica. Per finire con tutti coloro che vengono a conoscenza di tutto ciò ma che tacciono perché non direttamente interessati. In tale contesto le nostre sigle sindacali non potranno che pretendere il più rigoroso rispetto non solo del contratto di lavoro ma anche di tutte le specifiche norme di legge in materia di tutela della salute e della dignità dei lavoratori vigilando sulla loro puntuale applicazione e contrastando ogni omissione”.













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