Il caso

Dipendenti privati, l’Inps non paga la quarantena 

Non ci sono fondi per il 2021. I lavoratori rischiano il taglio dello stipendio e dei contributi Se non dovesse essere rifinanziata conviene “coprirla” con le ferie, per non perdere denaro


Valeria Frangipane


TRENTO. Il governo non ha stanziato i fondi per il 2021, si parla di 1.5 miliardi di euro per tutta Italia. E così i dipendenti privati, entrati in contatto con positivi e dunque in quarantena, rischiano di vedersi lo stipendio decurtato, insieme ai contributi, per i giorni (fino a 14) che da gennaio ed in futuro li hanno visti e li vedranno costretti a casa.

Lo scrive a chiare lettere l’Inps in una circolare pubblicata il 6 agosto che minaccia di avere pesanti ricadute per migliaia di lavoratori anche in Trentino.

Si “salvano” gli iscritti alla Gestione separata Inps: collaboratori, professionisti, occasionali.

Antonio Maria Di Marco Pizzongolo, alla guida dell’Inps regionale, tranquillizza i lavoratori «voglio sperare... credo che verranno stanziati i fondi per il rifinanziamento della misura». Va anche detto che nella peggiore delle ipotesi al dipendente conviene coprire l’ammanco con le ferie anche perchè in questo modo non perde la copertura contributiva.

Luisa Gnecchi - vicepresidente nazionale Inps - non si tira indietro: «Il problema esiste ed è innegabile, l’impegno di tutti è uno solo. Far capire che servono, purtroppo, ancora risorse per le quarantene».

Nel dettaglio con il messaggio del 6 agosto l’Istituto nazionale di previdenza sociale conferma che, in caso di quarantena, procederà al definitivo riconoscimento degli importi dovuti per il 2020. Tuttavia - continua - poiché per il 2021 il legislatore non ha stanziato nuove risorse, l’indennità non potrà essere erogata anche per gli eventi avvenuti nell’anno in corso. Quindi per il 2021.

Ma nel dettaglio cosa succede? «Succede - spiega Di Marco Pizzongolo - che le aziende pagano per le prestazioni di malattia e le anticipano al dipendente, poi al momento del conguaglio di fatto l’importo viene “scaricato” e pagato dall’Inps. Ma in questo caso - col mancato rifinanziamento della misura - il datore di lavoro non può conguagliare e se l’ha fatto deve recuperare il denaro dal lavoratore per poi restituirlo all’Inps. Non voglio pensare che si arrivi a questo».

Nel caso in cui effettivamente, la misura non dovesse essere rifinanziata, al lavoratore conviene “pagarla” con le ferie. Per cui nessuno deve temere di dover restituire denaro. Va anche detto che a nessuno piace rimetterci delle ferie per colpe che non sono sue. Ma così facendo, tra il resto, il lavoratore dipendente privato non perde alcuna copertura contributiva. Perchè alla fine, al momento della pensione, due o tre settimane in meno di contributi possono anche fare la differenza. Ricordiamo che l’Inps, per tutti gli eventi certificati come malattia conclamata da Covid, «autorizza il riconoscimento della tutela della malattia secondo l’ordinaria gestione».













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