IL PERSONAGGIO

Così il perginese Matteo Stefani ha portato al successo la “cotoletta sbagliata”

Tutto iniziò con una partita di bistecche di maiale in eccesso, che ha fatto nascere una ricetta alternativa. La pandemia ha fatto il resto: una confezione sottovuoto refrigerata venduta in Europa e che ora punta a conquistare anche America e Cina


di Daniele Peretti


TRENTO. Non è detto che un errore nella preparazione di un piatto sia sempre fatale, potrebbe invece dare origine ad una ricetta unica nel suo genere in grado di finire sulle tavole di tutta Europa. Del resto è già successo col Tarte Tatin, il Negroni sbagliato e il risotto allo zafferano solo per fare qualche esempio.

E’ quanto accaduto anche a Matteo Stefani ed alla sua “cotoletta sbagliata” che in confezione sottovuoto da Milano, raggiunge Portogallo, Spagna, Germania oltre che praticamente tutta Italia. L'avventura di Matteo Stefani prende il via a Pergine dove ancora vivono i suoi genitori, in Via Montesei. Il diploma è conseguito al Liceo Galilei di Trento e gli anni della scuola sono inframezzati dal lavoro da lavapiatti negli alberghi di Caldonazzo. E come molto spesso succede, l'università è solo una scusa per lasciare Pergine e vivere la notte, milanese nel suo caso, comunque Matteo studia e lavora, ma poi decide di cambiare tutto e si trasferisce a Londra.

Al suo ritorno prende in gestione un piccolo ristorante: tutto all'insegna della tradizione fino a quando il macellaio di fiducia lo chiama offrendogli una partita di bistecche di maiale che aveva in eccesso: “ Non solo mi propone un’occasione, ma mi consiglia anche cosa ne avrei potuto fare: cotolette. Ma come mi trovo nel regno della cotoletta alla Milanese e vado contro la tradizione? Si può se è la “cotoletta sbagliata”, la metto in menù e la curiosità genera la richiesta fino a farla diventare il primo piatto del ristorante”.

E’ così che il perginese - “ Ci tengo alle mie origini e appena posso torno a trovare i miei genitori e vado volentieri nei luoghi frequentati in gioventù”- Matteo Stefani (45 anni) apre una piccola catena di ristoranti “ Anche” il cui motto è: “ Non aver paura di sbagliare”, ma quando il successo inizia a sorridere, arriva la pandemia: “Appena possibile ho reagito col delivery, poi dovendo allargare il giro d'affari abbiamo pensato ad una confezione sottovuoto refrigerata che i corrieri espresso consegnano nell'arco di 24 ore. Una volta arrivata a casa basta metterla in forno e servirla a tavola”. Disossata perché diversamente non potrebbe essere messa sotto vuoto, la “ cotoletta sbagliata” si differenzia anche per le panatura che è quella tipica giapponese, panko, con scaglie di mandorle e profumo d'arancia. Ma ci sono anche quelle ai pistacchi e la vegana con base di melanzane.

E’ stato un successo tanto da raggiungere nei primi mesi di lancio le 12 mila cotolette consegnate tra Italia, Francia, Portogallo ed Inghilterra. L’obiettivo di Matteo Stefani è ambizioso: 3 milioni di fatturato a fine 2022 e 5 al termine del 2024, raggiungibili con lo sbarco della “ cotoletta sbagliata” negli Stati Uniti e Cina per la quale tutto era già pianificato se non fosse arrivata la pandemia. “ Vede “anche” in questo caso quello che poteva essere un errore si è trasformato positivamente. Il primo viaggio in Cina lo avevo programmato per i primi di dicembre del 2019, ma non me la sono sentita di passare il Natale lontano da casa. Così ho rinviato ed a gennaio si è iniziato a parlare dei contagi Covid, nel frattempo però mi era arrivato il finanziamento per la cotoletta “sbagliata in versione cinese” che mi ha dato la liquidità necessaria per partire col progetto delivery e poi con la versione sottovuoto. Sono sempre più convinto che non si deve mai avere paura di sbagliare”.













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