l'analisi

Coldiretti: con le aperture in Trentino via libera a tremila fra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi

Gianluca Barbacovi: una decisione che porta ad avere effetti positivi lungo tutta la filiera con agricoltori, allevatori, casari e viticoltori che soffrono insieme ai ristoratori per la mancanza di sbocco per le proprie produzioni”.



TRENTO. “Con il via libera all’apertura di circa tremila bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismo il Trentino ha anticipato la ripartenza dei servizi di ristorazione in grande affanno lungo tutta la penisola dopo oltre un anno di chiusure a singhiozzo”.

Questo quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento alla decisione del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti di consentire a partire da oggi lunedì 19 aprile l’offerta dei servizi di ristorazione, negli spazi all’aperto, fino alle 18 in tutta la provincia.

"Una decisione – sottolinea il presidente di  Coldiretti Trentino Alto Adige, Gianluca Barbacovi – che porta ad avere effetti positivi lungo tutta la filiera con agricoltori, allevatori, casari e viticoltori che soffrono insieme ai ristoratori per la mancanza di sbocco per le proprie produzioni”.

A rischio – precisa la Coldiretti - anche le produzioni di qualità in montagna negli alpeggi e nelle malghe ma anche la viticoltura eroica con scorte invendute per il lockdown al turismo invernale.

La prospettiva dio riapertura il prossimo 26 aprile è attesa lungo tutta la Penisola dove per le chiusure dei circa 360mila servizi di ristorazione si contano circa 1,1 milioni di tonnellate i cibi ed i vini invenduti dall’inizio della pandemia.

Si stima che 330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino – sottolinea la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili.

Al danno economico ed occupazionale si aggiunge il rischio di estinzione per oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale, dai formaggi ai salumi fino ai dolci, per la mancanza di sbocchi di mercato per l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi dove le tradizioni dai campi alla tavola sono tramandate da secoli.

Complessivamente nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolti circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro.

Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che – conclude Coldiretti – vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale.













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