Contributi per la centralina, nuovo ricorso 

Impianto di Gambor, il Comune di Arco contesta il taglio e dopo il Tar va al Consiglio di Stato



ARCO. Potrebbe tradursi in un sostanzioso mancato introito di denaro nelle casse comunali la sentenza del Tar del Lazio che avvalorava il provvedimento del Gestore Servizi Energetici (Gse) circa la decadenza dell’impianto idroelettrico comunale a Gambor dagli incentivi riconosciutigli in precedenza sulla produzione elettrica e che chiede inoltre l’obbligo di restituzione di quelli indebitamente percepiti. Una questione molto tecnica, ma per la quale il Comune ha deciso di perseguire la strada legale affidando al proprio avvocato, Barbara Zampiero, e all’avvocato Angelo Crisafulli, l’incarico di proporre appello innanzi al Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio con cui è stato rigettato il ricorso per l’annullamento del provvedimento del Gse. «La quantificazione economica di quanto perderemmo non è stata ancora fatta - ha spiegato il sindaco Alessandro Betta - ma si tratta sicuramente di migliaia di euro che ci “spetterebbero” in quanto tutto è stato fatto secondo norma». E che tutto sia stato fatto a dovere lo ha sottolineato anche l’assessore di riferimento, nonché sostenitore del progetto della centralina al Gambor Tomaso Ricci. «La questione è davvero molto tecnica - ha spiegato Ricci - e si basa su una probabile mala interpretazione delle procedure adottate dal Comune per ridefinire la portata della sorgente da 60 a 80 metri cubi al secondo. Una variazione solo formale in quanto precedentemente la sorgente era identificata come sorgente per acqua potabile a 60 metri cubi al secondo. Volendo passare alla produzione idroelettrica abbiamo semplicemente corretto in reale quella che è l’effettiva portata e quindi senza modificare la sorgente stessa con opere di potenziamento cosa che appunto ci avrebbe escluso, come invece è accaduto, dalla fascia più alta di incentivi». Agevolazioni economiche che permettevano al Comune di incassare 0,22 euro al Kilowatt prodotto. «Se anche il ricorso al Consiglio di Stato non venisse accolto - spiega l’assessore - si passerebbe a percepire 0,13 euro a Kilowatt prodotto». Oltre che alla restituzione di quanti finora percepito. «Ci tengo a sottolineare - ha precisato Ricci - che la centralina si è già ampiamente pagata e che questo disguido non ne inficia il valore dell’opera. Gse ci dice che a suo dire noi abbiamo modificato appositamente l’impianto per ottenere una portata maggiore, ma questo non è vero. Purtroppo si tratta di un tecnicismo. L’avvocato Crisafulli ci ha comunque rassicurato e siamo fiduciosi». (l.o.)













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