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Shaul, vita in marcia tra lager e Olimpiadi

L'appassionante storia del marciatore israeliano Ladany, sopravvissuto ai nazisti e ai terroristi di Monaco, nel 1972



Abbiamo scoperto Cinque cerchi e una stella - Shaul Ladany, da Bergen-Belsen a Monaco '72 (add editore) solo con l'uscita dell'edizione tascabile. Ma non è mai troppo tardi, per libri belli come questo. Pubblicata nel 2012, l'appassionante biografia scritta dal giornalista padovano Andrea Schiavon nel 2013 ha vinto il Bancarella Sport. Schiavon racconta - bene - una storia appassionante, quella del marciatore israeliano Shaul Ladany, scampato alla morte nel tragico assalto terroristico di Settembre Nero ai Giochi del 1972 dopo essere sopravvissuto alla Shoah.

Ebreo di famiglia ungherese cresciuto a Belgrado, è testimone delle atrocità di Eichmann a Budapest e dell’inferno del Lager di Bergen-Belsen dove, pochi mesi dopo, morirà Anne Frank. Shaul vi rimarrà dal luglio al dicembre del 1944. Dopo essersi comprati la libertà, i Ladany ripareranno in Svizzera e torneranno a Belgrado, dove troveranno però la loro casa abitata da estranei, con il giovane Shaul costretto, a scuola, a studiare il russo e a scrivere in cirillico. Alfabeto al quale si sostituirà presto quello ebraico: i Ladany sbarcano ad Haifa nel dicembre del 1948.

Nella terra promessa attendono Shaul la prima esperienza militare, in occasione della quale la sua strada incrocerà quella del colonnello Rabin, l'università, l'incontro con la moglie Shoshana e, ovviamente, la scoperta della passione per la marcia. Dopo aver meritato la partecipazione ai Giochi olimpici di Città del Messico, Ladany rischia di perderla per la Guerra dei Sei Giorni, alla quale prende parte da volontario dopo essersi trasferito a New York. Vive la prima esperienza olimpica tra mille difficoltà, prima di ottenere la cattedra a Tel Aviv.

Tornato negli States sempre per insegnare e diventato padre, la qualificazione alle Olimpiadi di Monaco 1972 costa a Ladany altri grandi sacrifici. Ma il prezzo più alto lo pagano i suoi colleghi, fatti ostaggio al villaggio olimpico e poi uccisi all'aeroporto. Ma il trauma di Monaco '72 non toglierà a Shaul il suo coraggio e il suo patriottismo: sarà volontario anche nella guerra dello Yom Kippur, nel '73. Un coraggio da leone ma soprattutto una forza di volontà smisurata, quella che gli permise di vincere il titolo israeliano della 50 km a 60 anni, di correre una 100 km a 70 e che lo spinge, ancora oggi, a marciare tutti i giorni.

 

 













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