scuola

Tornano gli scritti alla maturità, studenti trentini pronti a scendere in piazza: “Troppo tardi per prepararsi”

Parla Estefani Ferraro, portavoce della Rete degli studenti medi: “Dagli ultimi mesi di didattica ci portiamo dietro un sacco di problemi. I protocolli sono cambiati troppe volte” (foto Ansa)


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Arrivano le nuove regole per l'esame di maturità 2022: il ministero dell'istruzione ha deciso il ritorno degli esami scritti, che vanno a sostituire il maxi-orale in vigore nei due precedenti anni scolastici. Finisce dunque lo “stato d’eccezione” istituito per far fronte alla pandemia. Nello specifico, il ministro Bianchi prevede il ritorno di un esame scritto di italiano e di un esame scritto di una materia specifica per ciascun indirizzo di studi. Anche l’esame orale torna più o meno alle regole pre-covid: sarà svolto in presenza, salvo specifiche situazioni di positività, e la commissione esaminatrice sarà interna, ovvero composta dei docenti della singola classe. Il ministero ha voluto dare un segnale deciso per decretare il ritorno alla normalità, in contrasto con le regole eccezionali in vigore finora. Ma gli studenti superiori non ci stanno: sono troppe a loro giudizio le difficoltà accumulate nel corso di quest’anno scolastico, ancora segnato dalle restrizioni, con le regole sulla presenza a scuola costantemente aggiornate in base al numero dei contagi e un frequente ricorso emergenziale alla didattica a distanza. Per questi motivi gli studenti stanno valutando di scendere in piazza contro le nuove regole. Abbiamo sentito Estefani Ferraro, studentessa di quinta superiore e portavoce della “Rete degli studenti medi” del Trentino.

Estefani, come avete reagito alla notizia del ritorno degli esami scritti?

Abbiamo letto la notizia in classe ed abbiamo provato sgomento. Dagli ultimi mesi di didattica ci portiamo dietro un sacco di problemi. I protocolli sono cambiati troppe volte: nel giro di poche ore si passa dalla didattica in presenza con l’obbligo di mascherina, alla didattica a distanza, alle formule intermedie con metà classe in “dad” e metà classe in presenza.

Insomma, le montagne russe. All’esame mancano quattro mesi, siete in tempo per mettervi al passo?

Dopo un anno di emergenza veniamo a sapere solo ora di un cambiamento così radicale. È troppo tardi. Eravamo convinti che si procedesse con il maxi-orale come nei due anni passati. Questo esame scritto imposto a livello nazionale non valuta le specificità delle difficoltà della singola classe e del singolo studente.

Almeno ci sarà la commissione interna, con i docenti che vi conoscono. Vi rassicura?

Anche i professori sono sorpresi, si domandano come organizzare la didattica nei prossimi mesi. Serve tempo per organizzare le simulazioni. In merito ai docenti interni, può essere un vantaggio o uno svantaggio, dipende dall'esperienza che ciascuno studente ha. Non tutti i docenti capiscono quello che abbiamo passato.

Pensate di scendere in piazza?

Tra gli studenti c'è confusione e allarme, si domandano "e adesso cosa facciamo?”. Non escludiamo di scendere in piazza, stiamo pensando ad una manifestazione coordinata a livello nazionale.

Cosa vorresti dire al ministro?

Sentiamo sempre parlare “degli” studenti ma non si parla mai “con” gli studenti. Ci si dimentica che la scuola è fatta da noi, siamo o non siamo il futuro, come spesso ci sentiamo dire?













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