Lago di Garda

Tragedia del Garda, per i giudici «manca la prova del dolo»

I giudici del tribunale di Brescia hanno depositato le 101 pagine di motivazioni della sentenza di condanna nei confronti di Patrick Kassen e Christian Teismann. Nello scontro morirono Umberto Garzarella e Greta Nedrotti
IL PROCESSO Condannati i due turisti tedeschi
LA CRONACA Umberto e Greta, uccisi di notte sul lago di Garda
LE TESTIMONIANZE Le testimonianze: "Nella camera dei due tedeschi un forte odore di alcol"
LA PETIZIONE L'ex pornostar Sasha Grey e quelle 125.000 firme



LAGO DI GARDA. «Appare maggiormente verosimile l'erronea valutazione della situazione di pericolo percepita o comunque difetta la prova dell'elemento doloso». Lo scrivono i giudici del tribunale di Brescia nel 101 pagine di motivazioni della sentenza di condanna nei confronti di Patrick Kassen e Christian Teismann, i due tedeschi che il 19 giugno di un anno fa con il loro motoscafo Riva travolsero l'imbarcazione ferma nelle acque del lago di Garda su cui erano a bordo Umberto Garzarella e Greta Nedrotti, entrambi morti nell'impatto.

Il tribunale di Brescia ha condannato a 4 anni e 6 mesi Patrick Kassen, che era ai comandi del motoscafo, e a 2 anni e 6 mesi Cristian Teismann, proprietario dell'imbarcazione.

«Una volta ormeggiato il motoscafo, gli imputati - si legge nelle motivazioni della sentenza - si erano diretti in centro a Saló dove si erano fermati al bar a bere qualcosa, per poi ritornare in albergo, senza tenere comportamenti che denotassero uno stato di agitazione, quale - deve ragionevolmente presumersi - dovrebbero avere due persone che hanno da poco investito un natante e le persone a bordo».

«Il mattino del 20 giugno, infine, gli imputati erano rimasti sorpresi dell'arrivo dei Carabinieri e Tiesmann aveva compulsato il telefono per cercare di contattare la propria ambasciata - proseguono i giudici -. Teorizzare che scientemente gli imputati avessero proseguito la serata, come se nessuna tragedia fosse accaduta, contrasta con tutti i suddetti indizi, i quali appunto depongono per l'assenza di consapevolezza di aver travolto una barca e, necessariamente, i suoi occupanti».

Nel corso del processo i giudici hanno confermato che i due tedeschi fossero ubriachi al momento dello scontro con il gozzo dei bresciani.

«È possibile affermare che al momento del sinistro Kassen si trovasse in uno stato quanto meno di ebbrezza alcolica che, come tale, non gli consentiva di assumere il comando dell'imbarcazione o comunque di condurla.

Teismann, proprio perché anche comandante del Riva, non poteva delegare Kassen alla navigazione, poiché ne conosceva lo stato di alterazione alcolica, né poteva assopirsi senza svolgere alcuna vigilanza», concludono i giudici.













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