Le foto choc volute dagli universitari Udu 

Trento. «La violenza di genere uccide e mortifica anche nella ridente PAT. Non possiamo rimanere silenti: la negazione dell’autodeterminazione femminile e anzi il rifiuto del riconoscimento della...



Trento. «La violenza di genere uccide e mortifica anche nella ridente PAT. Non possiamo rimanere silenti: la negazione dell’autodeterminazione femminile e anzi il rifiuto del riconoscimento della donna come pari essere umano è un problema di tutte e di tutti». L’Udu (Unione degli universitari) ha scelto una campagna choc: «Vogliamo ricordare che la violenza non affligge il solo genere femminile: ne soffrono uomini, persone transgender a cui non viene riconosciuta la propria identità, persone non binarie, persone che non rispecchiano i ruoli o gli stereotipi sociali. Abbiamo quindi portato in Università i visi e i corpi dei nostri militanti tumefatti, non per chiedere commiserazione, bensì per dare forza: “io non sono debole”, “io non sono una femminuccia”, “io non sono isterica”, sono alcuni esempi del messaggio positivo che vogliamo trasmettere», spiega Paola Paccani, coordinatrice dell’Udu Trento: “Vogliamo sbattere in faccia l’orrore di questo fenomeno nei nostri spazi universitari, ai componenti della comunità accademica. Con la violenza bisogna confrontarsi e prendere una posizione forte: non si può tollerare nessuna discriminazione, nessun silenzio e nessuna minimizzazione: la violenza di genere fa schifo. Bisogna prendere una parte, denunciare e sensibilizzare l’intera comunità universitaria».Anche l’Università partecipa con diverse iniziative alla giornata contro la violenza. Oggi alle 14 a Sociologia (aula la giornalista freelance Stefania Prandi parlerà di "Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo". Il 27 novembre alle 16 a Giurisprudenza si terrà l'incontro su "Donne e violenza nel contesto mafioso. La storia di Lea Garofalo".













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