la storia

Lavis, vive a pane e latte ma dovrebbe lasciare l'appartamento Itea

La storia di L.V., 66 anni, invalido permanente su cui incombe lo sfratto


Daniele Peretti


LAVIS. Mangia pane e latte tutti i giorni per sopravvivere con 900 euro al mese di pensione, ma tra affitto, spese e bollette se ne vanno 700 euro e quello che rimane finisce troppo presto. Come se questo non bastasse, su di lui incombe pure uno sfratto notificato da Itea.

È la triste storia di L.V., 66 anni 25 dei quali trascorsi in una cava di porfido e da 30 anni inquilino Itea. L.V. rischia di rimanere vittima di quell'ottusità della burocrazia che avrà anche giustificazioni legali, ma resta odiosa.

Tutto comincia quando muore sua mamma. «Era il 2018 e dall’iter del subentro scopro che mia mamma aveva un debito di 1800 euro nei confronti di Itea per il quale avrei dovuto lasciare l’appartamento. Ottengo una proroga con la rateizzazione che pago regolarmente. Nasce però un secondo problema ed è quello dell’Icef che supera i parametri e vorrebbero mandarmi via di nuovo. Mi muovo a fatica, ma faccio di tutto per chiarire la mia posizione, ma nessuno mi aiuta».

Capendo che da solo non potrà mai farcela, L.V. si rivolge ad un avvocato che così ci spiega la vicenda: «La revoca dell’appartamento che nel caso di Itea non segue il normale iter di uno sfratto in quanto immediatamente esecutiva, si basa su due motivi. Il primo è la situazione debitoria pregressa per altro ripianata e la seconda è data dal fatto che il mio cliente supera di un centesimo di punto l’Icef di legge. L.V. avrebbe compiuto i 65 anni che di fatto impedirebbero la revoca dell’appartamento che Itea considera però compiuti durante la proroga e non nell’anno corrente e così per uno scarto di pochi mesi e di un centesimo di punto L.V. dovrebbe abbandonare il suo appartamento. Consideriamo anche che in questa situazione non paga un canone moderato o ridotto».

In gioco c’è anche una invalidità permanente. «Purtroppo non ancora, L.V. è affetto da un deficit deambulatorio molto grave che non è ancora stato riconosciuto come invalidità permanente».

Come giudica la posizione di Itea: «Sicuramente rigida e formale, ma cercheremo di intavolare un dialogo». Di certo L.V. si trova in una situazione assurda. Da una parte i calcoli della burocrazia sembrerebbero ineccepibili, dall’altra non dovrebbe mancare mai quell’umanità che dovrebbe far superare scogli come questi, anche perché nelle condizioni in cui si trova L.V., dove potrebbe andare a vivere?













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