Apre la galleria Adige-Garda: «Una catastrofe per i pesci» 

Preoccupazioni a Nago Torbole. Ieri pomeriggio sono state effettuate le prove di scarico e tenuta delle paratie Coro di proteste: dal Wwf ai pescatori locali, fino all’interrogazione parlamentare. Il sindaco: «Interventi necessari» 


Sara Bassetti


Nago torbole. «Credo che la grande prova sulla tenuta del lago e delle acque sia stata quella dell’autunno 2018, con l’apertura della galleria idraulica per l’emergenza dovuta alla piena dell’Adige che stava minacciando Verona e la Valpolicella». Sono le parole del primo cittadino di Nago-Torbole, Gianni Morandi, che ieri ha assistito ai primi sversamenti nel lago della galleria Adige-Garda, riaperta, così come annunciato dai tecnici del Servizio Bacini Montani della Provincia, per effettuare delle prove di scarico e di tenuta delle paratie. Operazioni che rientrano nella manutenzione ordinaria della galleria stessa, e che «comporteranno – hanno dichiarato gli uffici provinciali - uno scarico nel Garda di circa 50 metri cubi al secondo di acqua mista a limi e sabbie», fino a venerdì 6 marzo.

Un’operazione che ha già sollevato qualche polemica e la preoccupazione degli amministratori dei Comuni che si affacciano sul lago di Garda, concentrati sulle conseguenze che potrebbe pagare l'ecosistema lacustre. «Si tratta di manovre avvenute anche lo scorso anno, pressoché negli stessi giorni – ha dichiarato il segretario generale della Comunità del Garda, Pierlucio Ceresa - vigileremo affinché le aperture non siano di routine e non si esageri». «Tutto il limo che entra nel lago, una volta depositato sul fondale, può uccidere i microrganismi alla base della catena alimentare dei pesci – ha commentato il Wwf, intervenuto in merito - oltre all’acqua dall’Adige, peraltro, potrebbero arrivare nel lago specie animali e vegetali diverse da quelle autoctone, alterando quindi l’equilibrio naturale del bacino. Immettere nel lago una quantità enorme di acqua con una temperatura e acidità completamente diversa da quella del Garda sconvolge inevitabilmente tutto l’ecosistema. Queste aperture devono verificarsi solamente in casi straordinari di emergenza: auspichiamo che manutenzioni e prove vengano fatte in altre modalità».

Nella stessa direzione le osservazioni del noto pescatore locale Alberto Rania: «Un’apertura prolungata collide con quanto si sta facendo per preservare la qualità delle acque e dell’habitat dei pesci: gettare acqua sporca mista a sostanze, tra cui anche molte chimiche, nel bacino di acqua potabile più grande che abbiamo è una vera catastrofe – ha dichiarato – siamo pienamente d’accordo che sia importante tenere la galleria pronta per eventuali emergenze, ma questa non lo è. L’auspicio è che i tecnici ne abbiano consapevolezza, e limitino l’apertura al minimo indispensabile».

Lo scolmatore Adige-Garda è arrivato anche sul tavolo del Ministro dell’ambiente Sergio Costa: la deputata di Leu-Sinistra Italiana Rossella Muroni, già presidente nazionale di Legambiente, ha presentato un’interrogazione al ministro per chiedere di sospendere le aperture del tunnel di collegamento tra il fiume Adige e il lago. «Il lago non è il corpo recettore del sistema di collettazione e depurazione, e non può tollerare che venga immessa acqua dell’Adige con leggerezza – scrive l’onorevole Muroni - il lago è un bene comune che va salvaguardato. Chiediamo al ministro se intenda promuovere un tavolo tecnico, coinvolgendo l'Autorità di bacino e tutte le istituzioni competenti, per valutare se sussistano i presupposti per individuare soluzioni diverse nel bacino dell'Adige per evitare, in futuro, di aprire lo scarico».

«In un’ottica di sostenibilità complessiva credo che queste prove siano necessarie per evitare conseguenze peggiori nel momento in cui la galleria deve essere aperta per un’emergenza – ha aggiunto il sindaco Morandi – auspico che le prove tecniche siano quelle minime indispensabili, così da limitare quanto più possibile gli eventuali effetti sull’acqua e sul lago».

L’ultima volta che l’Adige-Garda venne aperta fu due anni fa in occasione della tempesta Vaia: nel lago si riversarono 17 milioni di metri cubi d’acqua mista a limo e sabbia, di fatto però salvando Verona e la Valpolicella.

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