ciclismo

Oss e Moscon, le emozioni di due talenti alla Parigi-Roubaix

Grandissima la gara dei campioni trentini:Daniel è stato l’artefice primo della vittoria di Van Avermaet. Gianni splendido quinto alla sua seconda partecipazione


di Luca Franchini


TRENTO. Il "made in Trentino" alla Parigi-Roubaix è e rimane quello di Francesco Moser, capace di vincere la classicissima delle pietre per ben tre volte consecutive dal 1978 al 1980. Domenica, però, gli appassionati di ciclismo trentini e italiani si sono spellati le mani a suon di applausi per il giovane Gianni Moscon e per Daniel Oss. L'emergente talento noneso, che compirà 23 anni il 20 aprile, ha colto un prestigioso quinto posto alla sua seconda partecipazione, dimostrando di avere qualità e numeri per alzare il tiro.

Il passistone della Bmc, invece, si è esibito in una splendida fuga, per poi lanciare il proprio capitano Greg Van Avermaet verso il successo. «Sono contentissimo – spiega Oss – Entrare nel velodromo con i crampi fino alle orecchie e vedere sullo schermo il mio compagno di squadra che esultava è stata un'esplosione di emozioni. Non ho mai provato nulla del genere. Ho vissuto la Roubaix in un tunnel lungo sei ore: tanto massacrante quanto magnifico».

Quello visto domenica è stato forse il più bel Daniel Oss di sempre. «È stata sicuramente una delle più belle gare che abbia mai disputato - conferma il perginese, da qualche anno residente a Torbole - In realtà non mi sentivo molto diverso dal solito, ma è scattato qualcosa: si sono incastrate diverse situazioni, compresa la mia determinazione. La voglia di fare qualcosa di grande e di sognare ha fatto la differenza, forse i 30 anni non sono arrivati per nulla. Ora voglio confermarmi a questi livelli».

E, perché no, puntare anche a qualcosa di più. «Per me è stata la prima Roubaix corsa da protagonista - aggiunge Oss - Il mio ruolo era quello di anticipare i favoriti di giornata. Per farlo, però, bisogna arrivare con una buona gamba a un certo punto della gara. Ci sono arrivato lucidissimo, ho capito il momento, la situazione e sono scappato via. L'esperienza maturata negli anni è servita. Il mio pensiero era quello di avvantaggiarmi il più possibile, sapendo che o sarei arrivato io o in qualche modo, da dietro, mi sarebbero dovuti venire a prendere, cosa non facile dopo 220 km di gara, quando ogni sforzo lo paghi il triplo».

Da dietro sono arrivati Van Avermaet, Stybar e Langeveld, poi classificatisi nell'ordine. «A quel punto l'ammiraglia ha svolto il proprio ruolo e io il mio, sono tornato alla realtà – conclude Oss – Non si poteva far rientrare nessuno da dietro e quindi mi sono messo a tirare a testa bassa per tenere alto il ritmo, finché ho potuto. Greg ha finalizzato: bello, bellissimo così».

Bellissimo è stato anche il Gianni Moscon visto a Roubaix, quinto al traguardo dopo essersi trovato a vestire i panni di capitano unico del Team Sky. «Sinceramente non mi aspettavo di andare così forte – spiega Moscon – pur sapendo di godere di una buona condizione. Solo grazie a quella sono riuscito a rientrare sul gruppo dei migliori dopo la caduta nel secondo settore di pavé. Per un attimo ho pensato che la mia corsa fosse finita lì. La Roubaix è una corsa particolare e non sai mai quello che può succedere».

Può succedere addirittura che, a pochi metri dall'arrivo, Moscon si trovi al comando della corsa, rientrato sul terzetto di testa all'ingresso del velodromo. «Quando ho visto che davanti rallentavano, ho pensato che si potesse ancora provare a fare qualcosa – aggiunge il corridore di Livo – Ho provato ad anticipare la volata, sperando che si guardassero tra di loro, ma non è andata così. Non ho comunque rimpianti perché non potevo fare altro: ero sfinito e, anche se avessi aspettato, penso che il piazzamento sarebbe stato il medesimo».

Quindicesimo al Giro delle Fiandre, quinto alla Roubaix. Moscon è la nuova speranza azzurra per le grandi classiche. «Questi risultati mi danno morale e fiducia per il futuro – conclude Moscon – ma ora non chiedetemi se vorrei correre nuovamente la Roubaix: vi direi di no, sono troppo stanco. Ci penserò dai prossimi giorni, quello sicuramente. Adesso cercherò di recuperare le forze in vista di Freccia Vallone, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Romandia». Sognando in grande.













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