Via Pennella, il Cavalletto restaurato e quello a pezzi

Il “nuovo” sta rifacendo facciata e interni, il vecchio è sempre più degradato Sempre bloccata la situazione del grande edificio che domina la strada del centro


di Roberto Gerola


PERGINE. Fa parte ormai del paesaggio quotidiano e a dir la verità i perginesi non ci fanno più caso. Sono solo i “forestieri” che la notano. Ed è una situazione decisamente anomala frutto di una sciagurata decisione di carattere urbanistico che risale a poco meno di vent’anni fa: ipotizzare un centro commerciale verticale in via Pennella, una strada stretta, senza parcheggio, una via che fa parte del tessuto urbano storico del centro di Pergine e che avrebbe decretato la morte di molti negozietti. E l’ex albergo al Cavalletto sta andando in rovina. Per contro, e per fortuna, c’è chi intende “salvare la faccia” ed è il caso di dire “facciata” visto che con un (evidente) sostanzioso investimento sta recuperando l’antico palazzo Chimelli, altro sito importante, praticamente di fronte al “degrado”.

A parte le scrostature dell’intonaco, e del muro, la facciata prospiciente la via, si presenta con i tipici scarabocchi che definire opere di writer non è possibile, ma anche imposte chiuse da fili di ferro e assi per traverso, imbrattate quotidianamente da manifesti che tutto sommato riescono a coprire qualche bruttura di troppo. Per non parlare delle grondaie in condizioni pietose e dei conseguenti scrosci di pioggia sui pedoni..

Ieri, giornata di mercato, c’era molta più gente del solito, e i turisti non mancavano. Ci ha incuriosito una signora che stava fotografando appunto la facciata dell’”ex albergo al Cavalletto” con tutti i suoi “peccati”. Per i perginesi che vi transitano tutti i giorni, quei “peccati” non fanno appunto alcun effetto, perché è quotidianità. Ma evidentemente per l’occhio “nuovo”, la situazione colpisce e duramente.

Via Pennella, è la strada principale e l’edificio in questione insieme alla parte “ad angolo” con vicolo Garberie rappresenta una “porzione” non indifferente del complesso edificato. Ma soprattutto l’unico ad essere in quelle condizioni, dopo il restauro conclusosi l’anno scorso della “fetta” rappresentata dall’edificio che ospitava la pasticceria al piano terra, ora divenuta l’elegante “City Café”.

Certamente, il “pubblico” ci ha messo del suo, se si pensa ai “vincoli” imposti, alla burocrazia, al tempo, ai soldi che i privati proprietari hanno avuto in carico per poi non approdare a nulla. Di traverso si è messa anche la crisi che ha fatto mancare capitali e soprattutto voglia di fare. «Ma l’ente pubblico non può fare qualcosa?», la domanda è stata spontanea da parte della signora- fotografa. Non c’è risposta.













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