la storia

Veladiano: «Il mio ritorno negato in Trentino»

La scrittrice chiedeva il posto da preside in Trentino: «Nessuna spiegazione. Ma vi sono grata»


di Paolo Piffer


TRENTO. In un post su Facebook ha scritto: “Ho riordinato i faldoni di studio del Trentino che non ha accolto la mia richiesta di rientro e quindi una porta e una speranza grandissime per me si chiudono inspiegabilmente. Rimane la più bella esperienza di scuola che in 37 anni di lavoro abbia fatto e sono grata”.

Lei è Mariapia Veladiano, scrittrice vicentina, nel 2010 vincitrice del Premio Italo Calvino, due anni dopo seconda allo Strega e di nuovo in libreria da fine ottobre con “Lei”, pubblicato da Guanda, con protagonista Maria, la madre di Gesù, che riflette su questo figlio ben “particolare”. Romanzo che la scrittrice presenterà a Rovereto il 3 novembre, alla libreria Arcadia, seconda tappa di un tour promozionale che partirà pochi giorni prima dalla sua città natale.

Proprio in Trentino Mariapia Veladiano è stata preside per tre anni, dal 2011, dopo aver superato il relativo concorso, all’Istituto comprensivo Alta Vallagarina di Volano prima di chiedere il trasferimento vicino a casa per motivi familiari. Quest’anno, al termine del suo contratto che la legava ad un istituto veneto, ha fatto domanda per il rientro ma da Trento è arrivato il niet. Tra l’altro, nel 2014 aveva pubblicato con la casa editrice trentina Erickson “Parole di scuola”.

“Sono amareggiata – commenta – ma non voglio fare polemica. E non la faccio. Per me rimane l’esperienza professionale più bella della mia carriera. Sarei tornata volentieri. Ma le regole dicono che la scelta è discrezionale (la nomina dei dirigenti, soggetti ad un contratto triennale spetta alla giunta provinciale, ndr). Quindi, nulla da aggiungere”.

Da Trento, come le è stato comunicato il diniego?

“Per e-mail. Poche righe in tutto con le quali mi si diceva che erano state fatte altre scelte, che si era provveduto diversamente. Sinceramente non conosco le motivazioni, le amministrazioni, nella loro autonomia, non sono tenute ad informarne gli interessati”.

Si è accontentata di questa non-risposta?

“A dire il vero no. Ho chiesto di poterne parlare de visu ma non ho ricevuto risposta. D’altronde, per dirla tutta, non è previsto dalla norma”.

Però, lei scrive che l’esperienza trentina si chiude “inspiegabilmente”…

“Cosa vuole, sarà perché sono anche una scrittrice, oltreché una preside, ma sono abituata a risolvere le cose importanti parlandone e confrontandosi. Per capire un po’ le ragioni, per sapere se magari c’erano candidati più utili e che servivano di più dal punto di vista educativo. Insomma, quel complesso di fattori che vanno sotto il nome di relazioni. Ho tentato parecchie volte di telefonare ma non sono mai riuscita a mettermi in contatto. È andata così”.

E adesso?

“Adesso sono preside qui a Vicenza in un istituto superiore di 1300 studenti. Un impegno notevole. Rimane una considerazione che mi sento di fare perché non ci siano equivoci. La scuola trentina è splendida, voi non sapete cosa avete in mano. Nonostante tutto, sono molto legata al Trentino. Perché il suo sistema formativo è inclusivo ed equo e quindi si può fare un buon lavoro”.













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