Vallorz snobba la mostra in suo onore

Caldes, l’artista non va alla sua personale organizzata dal Mart e dichiara: «Sono pronto a riprendermi le mie donazioni»


di Paolo Piffer


TRENTO. All’inaugurazione della sua personale a Castel Caldes - un omaggio della terra dove è nato ma pure una parziale riapertura del maniero in attesa di quella definitiva prevista in primavera - ieri non c’era. E l’assenza non è passata inosservata, per quanto non abbia sorpreso più di tanto, almeno chi è al corrente dei retroscena. Paolo Vallorz, artista di fama internazionale, se ne stava a casa sua, in paese, dove risiede per una parte dell’anno passando l’altra a Parigi, fin dagli anni Cinquanta.

“L’artista degli alberi”, segno caratterizzante della sua espressione naturalistico-figurativa dopo gli inizi contrassegnati dall’astrattismo e dall’informale, nei primi anni Novanta donò al Mart (che organizza la mostra insieme a Castello del Buonconsiglio, Provincia, Comunità di valle, Comune e Apt) ben 74 opere, tra quadri, disegni e libri incisi, che arrivarono a 130 nel 2010. Nel secondo caso si trattò di un deposito in attesa di donazione. Con l’accordo che i lavori fossero esposti a palazzo delle Albere, nel frattempo chiuso e in attesa di tempi migliori, per quanto vi sia un piano di indirizzo per la riapertura come spazio dell’offerta culturale trentina.

Tanto che Vallorz - 83 anni proprio oggi, auguri - nel 2013 prese carta e penna mettendo nero su bianco che si sarebbe ripreso quanto donato e depositato, nonostante il Mart, nell’ormai “casa madre” di Rovereto, gli avesse dedicato una retrospettiva. Vallorz risponde al telefono e svicola, gentilmente, le polemiche.

«Ma guardi che è tre anni – attacca – che non vado più alle inaugurazioni, neanche alle mostre degli amici, neppure a Parigi. Sa, ho qualche problema di udito».

Mica vorrà dirci che non c’entrano nulla le proteste per la mancata esposizione delle sue opere alle Albere? «Il Mart alle Albere non esiste più. No, guardi, ci sarà tempo per parlare di queste cose. Intanto lasciamo passare l’inaugurazione. Sono contento della mostra. E comunque, la storia non si chiude qui».

Come come, nessuna novità? «Non è cambiato nulla dall’anno scorso. Ho scritto un paio di lettere all’assessore Mellarini, che non conosco e che non mi ha risposto. Ma pure alla direttrice del Mart, Collu, che non si è sbilanciata».

Ci sarà rimasto male. «Semplicemente, a fine novembre, se non succede qualcosa, come da accordi sottoscritti tutte le opere dovrebbero tornare a casa mia».

La mostra “I miei alberi” rimarrà aperta fino al 19 ottobre, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, ad ingresso libero. Una ventina le opere esposte, provenienti dal deposito del Mart, tra le quali “Il castello di Caldes” dipinto da Vallorz nel 1946. A proposito del suo rapporto con la natura, l’artista solandro ha detto in passato: «Quando dipingo intendo cogliere le cose essenziali del mondo. La terra che diventa albero, l’albero che dà i frutti, l’orto e il campo con i loro frutti sepolti, l’uomo che li fa crescere e li attende, il tempo che li matura, la gente che li coglie, se ne nutre e li ripianta».













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