Trento: cade a pezzi la casa natale di Cesare Battisti

Una targa sull'edificio, nella centralissima piazza Duomo, ricorda la nascita dell'eroe dell'irredentismo. La disputa legale con un erede blocca il restauro
FOTO Il palazzo in rovina


Chiara Bert


TRENTO. I turisti fotografano i palazzi sopra il porticato e poi chiedono il perché di quell'unico edificio con le finestre chiuse e l'aspetto decadente. Sopra c'è una targa: in questa casa, Casa Gerloni, il 4 febbraio 1875 nacque Cesare Battisti.

Lo sanno in pochi. A bloccare il restauro di uno dei palazzi più belli del centro storico, andato in dote a più eredi, è una causa tra i proprietari. Quel palazzo con la facciata scrostata è custode di una storia importante che Trento sembra aver dimenticato, nonostante segnalazioni e appelli che si sono succeduti negli anni.

«All'innesto di vicolo Benassuti sorge infatti la torre medievale detta dai suoi proprietari Bellesini, poi Gerloni- si legge nella «Trento città del Concilio» di Aldo Gorfer - in un documento di vendita del 1717 è denominata "casa della torretta"». Qui i Battisti abitavano dal 1874 e un anno dopo nacque Cesare, «nella stanza del secondo piano della torre».

Dopo 136 anni solo una targa ricorda quella data e l'uomo simbolo dell'irredentismo, che allo scoppio della Grande Guerra disertò la chiamata alle armi dell'esercito austro-ungarico e combatté per la parte italiana. Catturato dagli austriaci nel 1916, fu processato e impiccato per tradimento insieme a Fabio Filzi, al Castello del Buonconsiglio.

La lapide quasi scompare, nella facciata dove spicca la scritta «Farmacia», a ricordo di una delle prime e storiche famiglie di farmacisti di Trento, i Gerloni. Il patrimonio è stato diviso tra diversi eredi, che da tempo hanno venduto gran parte delle proprie porzioni a una società della famiglia Dalle Nogare, che oggi detiene il 60%. Ma c'è un erede che nella casa si fa vedere ancora spesso e che non ne vuole sapere né di vendere né di accordarsi con gli altri per qualsiasi tipo di intervento sull'edificio.

La farmacia ha chiuso e al suo posto dovrebbe installarsi un punto vendita Telecom. Così ha deliberato l'assemblea di condominio, ma i lavori si sono bloccati a causa delle minacce dello stesso erede di cui si diceva. E così ogni tentativo di valorizzare l'immobile è finora sfumato. I primi ad essere delusi e preoccupati per lo stato di abbandono dell'edificio sono i vicini di casa.

«Io ho dovuto chiudere il bar per qualche giorno a casa di una rottura delle fognature», racconta Wilma Tomasi, del «Duomo Cafè 34» proprio sotto i portici. «È brutto vedere i turisti che fotografano e poi chiedono come mai c'è questa casa, l'unica, così decadente. In una piazza così bella come piazza Duomo meriterebbe di essere valorizzata. Purtroppo c'è questa causa in corso, ma forse se Comune e Provincia si facessero sentire sarebbe uno stimolo per sbloccare una situazione che si trascina da troppi anni».

Gianni Festini è il segretario dell'Associazione culturale Stella Verde, che ha il suo circolo in vicolo Benassuti. «Noi abbiamo un giardino di 80 metri quadrati che non possiamo utilizzare finché la casa non sarà messa in sicurezza», spiega amareggiato. «Piovevano pezzi di imposte e abbiamo dovuto tagliare anche delle piante molto alte che rischiavano di crollare. Quella casa sarebbe uno spettacolo, la gente la vede da piazza Duomo ma non conosce il tesoro che c'è alle spalle, da via Rizzi». Un pezzo di storia è sotto i nostri occhi senza che nessuno lo sappia e possa apprezzarne il valore.

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