Tbc, test obbligatorio per i profughi

La decisione a Bolzano dopo i tre casi verificati in due aziende altoatesine



TRENTO. Dopo i tre casi di tubercolosi in differenti aziende altoatesine (una è la Röechling di Laives, l'altra la Würth di Egna), la Provincia di Bolzano ha deciso di correre ai ripari ed ha ordinato test anti-Tbc obbligatori a tutti i profughi in arrivo in Alto Adige. Chi risulterà positivo ai controlli non avrà le carte che servono ad ottenere il permesso di soggiorno.

Una decisione destinata a far discutere che l'assessore alla sanità della Provincia di Trento, Ugo Rossi, preferisce non commentare. «Mi confronterò con i colleghi altoatesini e poi valuteremo», si limita a dire. Certo, fino ad ora in Trentino sono arrivati 212 profughi, ma nella nostra provincia non si sono verificati casi conclamati di Tbc causati da stranieri, anche se negli ultimi anni il trend è in crescita.

Intanto, il presidente Luis Durnwalder ha spiegato la questione nel dettaglio: «I casi di tubercolosi riscontrati in queste ultime settimane ci hanno spinto ad agire. Per questo la giunta ieri ha deciso che che tutti i profughi in arrivo in Alto Adige dovranno essere sottoposti al test tubercolinico all'interno dei centri di Bolzano e Merano in cui vengono ospitati. Se l'esito al test sarà negativo potranno andare in questura e presentare regolare domanda per ottenere lo status di profugo. Se invece l'esito del test sarà positivo dovranno prima sottoporsi alle necessarie cure mediche presso una delle strutture sanitarie presenti sul territorio». In parole povere: sì al permesso di soggiorno se il test è negativo, non se il test è positivo.

La questione Tbc andava affrontata quanto prima. Nei giorni scorsi il primario del Servizio pneumologico aziendale che si trova in questi giorni a sottoporre al test 700 persone che possono essere venute in contatto con i tre malati, era stato molto chiaro: «C'è un vuoto legislativo. Ci troviamo in queste condizioni perchè non esiste una legge nazionale che obblighi alla visita medica gli stranieri che entrano in Italia e che arrivano da Paesi dove la malattia è endemica». La Provincia corre ai ripari come può, non potendo intervenire su tutti gli stranieri - perchè ammette il capo Dipartimento alla sanità Florian Zerzer - «non ci sono le competenze». In Alto Adige, dall'inizio dell'emergenza profughi a Lampedusa, ne sono arrivati in tutto 214, come spiega Karl Tragust, direttore delle politiche sociali.













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