Sait, gli esuberi calano a 60 ma ancora non c’è accordo 

L’azienda ha deciso di scendere da 116 a 80 lavoratori da licenziare, di questi la Cooperazione ne assumerà 20. Ma la Cgil è molto critica. Oggi il voto decisivo 


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Più che una telenovela, quella del Sait è un dramma televisivo, con più di 100 famiglie involontarie protagoniste. Ostaggio di contrapposizioni e trattative che spesso seguono logiche incomprensibili.

60 senza lavoro. Ora, a meno di 24 ore dalla scadenza dei termini per il confronto, si è arrivati a potenziale punto d’accordo che prevede 80 esuberi, invece dei 116 dichiarati dall’azienda all’inizio della procedura, e la possibilità garantita dalla Federazione della Cooperazione di assorbire almeno altri 20 lavoratori all’interno del proprio sistema nel giro di 24 mesi. Quindi, se quest’ accordo dovesse essere accettato dai lavoratori che si riuniranno in assemblea questa mattina, a restare per strada sarebbero 60 persone. Per i 20 lavoratori che la Federazione garantisce di riassorbire, come spiegato al tavolo della trattativa da Michele Odorizzi, ancora non sono stati stabiliti criteri, c’è solo la garanzia che non resteranno per strada.

1,3 milioni per i licenziati. Per chi perderà il posto di lavoro, il Sait ha alzato l’offerta, mettendo a disposizione un milione e 300 mila euro contro i 900 mila offerti in un primo temo. Questi soldi potranno essere dati direttamente ai lavoratori che finiranno in mezzo a una strada o potranno anche essere usati in parte per finanziare corsi di riqualificazione.

Impiegati a rischio. L’ipotesi di accordo prevede che a rischiare il posto saranno soprattutto gli impiegati e i dipendenti del Liberty, l’ex C+C. Incrociando i vari criteri, si calcola che sugli 80 esuberi iniziali, una sessantina potrebbero esseri di impiegati. Per gli addetti al magazzino, invece c’è la proposta di una maggiore produttività.

Lavoro più intenso. Proprio su questo punto sindacati e azienda hanno discusso molto. Il Sait aveva chiesto di passare subito a una media di 135 colli lavorati all’ora in media da ciascun addetto. I sindacati hanno risposto che arrivare a questo livello subito e senza miglioramenti tecnologici sarebbe stato impossibile oltre che inaccettabile. Così l’accordo raggiunto prevede di partire da 125 colli per arrivare a 135 nel giro di 3 anni.

I criteri per la scelta dei licenziati. L'Azienda ha avanzato una proposta definitiva, mantenendo i sottocriteri riguardanti capacità relazionali, tempestività e flessibilità, riconducendoli ai valori del 3,57% i primi due e del 4,17% il terzo; contestualmente sono state elevate le percentuali relative a competenze professionali portandola a 10,72% , la produttività media a 12,50% e l'autonomia lavorativa a 7,14%. I criteri di legge, carico familiare e anzianità aziendale, varranno insieme un 50% e l’ultimo 25% sarà dedicato al costo del lavoro, con precedenza a chi costa meno.

Sindacati divisi. Per la Filcams Cgil, che è su posizioni molto più critiche di Uiltucs e Fisascat Cisl, gli esuberi sono ancora troppi.

Stamattina assemblea infuocata. Il tempo per le discussioni, però, ormai è finito e l’assemblea dei lavoratori, convocata per questa mattina alle 8,30, dirà la parola definitiva. Se accetterà l’ipotesi di accordo riportata nel verbale firmato al termine dell’incontro di ieri tra azienda e sindacati in Provincia, questo pomeriggio i sindacati firmeranno l’accordo e gli esuberi saranno 80 ai quali togliere poi anche i 20 lavoratori riassorbiti dalla Cooperazione. Se non ci sarà la firma di tutte e tre i sindacati, come richiesto sia dal Sait che dalla Federazione della Cooperazione, gli esuberi saranno 116 e non ci sarà neanche il milione e 300 mila euro a disposizione di chi resterà senza lavoro.













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